Nelle profondità della “Valle del Baccano”, a Campagnano di Roma e nelle terre di Anguillara, parte la caccia al litio. L’oro bianco della transizione ecologica.

Il minerale è anello essenziale dell’energia futura, serve a costruire le batterie delle auto elettriche.  La ricerca ha valenza nazionale ed europea. Poter disporre in autosufficienza del litio è fondamentale per salvare l’industria automobilistica del continente.

“La Regione – spiega il sindaco di Campagnano Alessio Nisi  – ha dato due autorizzazioni di sola ricerca.  Come amministrazione locale non siamo coinvolti. E’ passaggio iniziale e  non necessita del processo di valutazione ambientale. Gli ettari interessati sono oltre 3000, tutti privati, più di mille nel territorio di Campagnano, solo cinquanta sono di proprietà pubblica. Abbiamo avuto contatti a livello governativo e regionale. Questo è solo il primo passo di un percorso che durerà 500 giorni. Poi si vedrà e si valuteranno le eventuali ipotesi di lavoro che presenteranno le Aziende”. 

Su tremila ettari opereranno le società Vulcan e Energia Mineral

A Campagnano opererà la società tedesca Vulcan Energy. La seconda autorizzazione è stata concessa alla s.r.l italo-australiana Energia Mineral. È vasta il doppio. L’atto autorizzativo è dello scorso cinque maggio. Perimetra 2043 ettari tra Galeria, nel comune di Roma e Anguillara.

L’appetibilità dei terreni nel 2022 nasce dal pleistocene. L’intero comparto infatti appartiene all’area vulcanica dei Monti Sabatini che si formò allora. Il sottosuolo, a oltre mille metri, racchiude acque calde e terre ricche del minerale che oggi vale più dell’oro.

Negli anni ‘70 e ‘80 l’Enel studiò la possibilità di realizzare in questa zona un polo geotermico. Si scavarono decine di pozzi, il sindaco Nisi ci dice “tra i 70 e 80” – che sondarono la terra fino a 1057 metri. Non se ne fece nulla perché l’acqua, si disse allora, era troppo salina. O forse perché alla geotermia si preferì il gas, più a buon mercato.

Nessuna cava, si studieranno i pozzi perforati negli anni ’70

Le analisi però segnalavano una forte presenza del litio, minerale considerato in quegli anni di scarso pregio e nullo interesse finanziario. Oggi le due aziende ripartono dai dati contenuti in quelle analisi. I numeri dicono che la presenza di litio è più che sufficiente a giustificare l’investimento.

In un pozzo,  il Cesano 6, è stato rilevato litio pari a 380 parti per milione, mentre un sito viene considerato produttivo anche se ne ha 150. Da questi numeri nasce  la versione 2.0 della caccia all’oro bianco che alla Borsa è quotato oggi più dell’oro giallo. Non sono previste, né oggi né in futuro, cave a cielo aperto, né interventi ambientali invasivi.

 

Un regalo del pleistocene 

“In questa fase si procederà –  come scritto nella determina regionale – con “la realizzazione di indagini preliminari finalizzate alla verifica e valutazione della potenzialità mineraria dell’area (FASE 1), consistenti esclusivamente nello studio di dati provenienti dai pozzi geotermici realizzati nel passato, da rilievi geologici di superficie e da analisi di laboratorio su campioni di gas, fluidi e rocce prelevati in sito. L’obiettivo finale è la produzione di litio dalle brine geotermiche senza alcun rilascio di anidride carbonica, attraverso una metodologia brevettata denominata “Zero Carbon LithiumTM”, da poter utilizzare nell’industria delle batterie elettriche”.

È la transizione ecologica che riscopre i lasciti del pleistocene, 2 milioni di anni fa.

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