Il marito in collegio, scena del film girata sulla Via Tiberina, a Riano.

Nel 1977 arriva nelle sale cinematografiche il film Il marito in collegio, per la regia di Maurizio Lucidi, con, tra gli altri, Enrico Montesano, Anna Proclemer, Silvia Dionisio, Pino Caruso, Mario Carotenuto, Gastone Pescucci, Liana Trouché e Bombolo, tratto dall’omonimo libro di Giovannino Guareschi, pubblicato nel 1944.

La commedia, dalla durata di 97 minuti, prodotta da Fulvio Lucisano, sceneggiata da Italo Terzoli ed Enrico Vaime, con scenografia di Ezio Altieri e fotografia di Aiace Parolin, ha la colonna sonora firmata dal mitico Armando Trovaioli.

Diverse e lunghe scene di questa pellicola, come è possibile osservare dalle immagini tratte dal film grazie a Carmelo Sorbera, sono state girate nel territorio di Riano, sulla SP 15, Via Tiberina, al civico 110, dove c’è la stazione di servizio IP dei fratelli Morena. La stessa stazione dove, sei anni dopo, nel 1983, Nando Cicero girò una scena del suo ultimo film “Paulo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento”, con Alvaro Vitali e Carmen Russo, di cui ho trattato in un precedente articolo.

Il marito in collegio, scena del film girata su Via Tiberina, a Riano.

“Avevo 7 anni ˗ rivà al 1977 Antonio Morena, titolare della stazione di servizio ˗ e ricordo bene Enrico Montesano che prima di girare le scene veniva a cambiarsi a casa nostra, in camera da pranzo. Pur essendo piccolo quei momenti li ricordo tutti, anche perché non era cosa di tutti i giorni ospitare a casa un attore…”.

In questo film, come del resto nel romanzo di Guareschi, la stazione di benzina è fondamentale, perché il protagonista principale della storia, Camillo Proietti, impersonato da Enrico Montesano, è per l’appunto un benzinaio.

Il marito in collegio, scena del film girata a Riano, sulla Via Tiberina.

Di insigne ma spiantata famiglia, Carlotta Madellis (Silvia Dionisio) accetta, per ereditare il patrimonio del ricco zio Casimiro Zanin (Mario Carotenuto), proprietario di una salumeria, di sposare il benzinaio Camillo Proietti, rinviando però la consumazione del matrimonio al giorno in cui il giovane, perdute le sue grezze maniere, sarà presentabile agli ambienti dell’altra società. Mentre Camillo viene inviato in un collegio svizzero per nobilitarsi e tentare di trasformarsi in un perfetto gentiluomo, un pregiudicato siciliano (Pino Caruso), che si spaccia per barone, entra nelle grazie dei Madellis, puntando alla mano di Carlotta. Quando la sua vera identità viene fuori e va in prigione, Donna Leo Madellis (Anna Proclemer) e famiglia ripiegano di nuovo su Camillo, di cui Carlotta nel frattempo si innamora.

La storia, che si evolve tra leggerezza e ironia, è una satira antica, delicata e sentimentale sui modi, il linguaggio, i costumi e l’ipocrisia dell’epoca della spocchiosa nobiltà decadente, contrassegnata più dall’apparire che dall’essere.

Oltre a Riano, le riprese del film furono girate anche a Roma, presso il Castello della Castelluccia, a Spoleto, presso la stazione ferroviaria, a Gallicano nel Lazio, sede del collegio filmico dove arriva Camillo Proietti per “civilizzarsi”, a Subiaco, presso un casolare, e a San Vito Romano, presso la chie-sa dove si svolge il matrimonio notturno tra Camillo e Carlotta.

“Il marito in collegio ˗ scrive Giordano Lupi l’11 dicembre 2011 su “InGenereCinema.com”, Gazzetta del Cinema e della Cultura Horror, del Fantastico, del Bizzarro e dello Straordinario ˗ si segnala come una delle poche commedie eleganti del periodo, prive di situazioni eccesive, di battute volgari e di sottintesi erotici. La parte sexy è limitata alla visione del seno di Silvia Dionisio durante un approccio in barca con il marito. Il regista gioca tutte le sue carte sulla simpatia romanesca di Montesano, a suo agio nell’interpretare un imbranato fuori dal suo mondo, e sulla classe di Pino Caruso come elegante truffatore. Molto bravo anche Mario Carotenuto, un gigante della commedia all’italiana […] Nel film debutta il caratterista Franco Lechner, in arte Bombolo, ex venditore di piatti e stoviglie, che diventerà famoso con il Bagaglino e come compagno del maresciallo Giraldi nei Tomas Milian movies […] Il marito in collegio conserva tutta la sua freschezza nonostante il tempo passato, scorre come una farsa, piacevole, divertente e misurata”.

Piacevole, divertente e misurata l’ho trovata anche io. Contestualizzata, infatti, la pellicola conserva inalterato il fascino del tempo, di quel non so che… che, per l’appunto, resiste al passaggio del tempo stesso e che, anzi, ha il merito di azionare riflessioni importanti, leggere, ironiche e seriose sui cambiamenti sociali e culturali che sono avvenuti in oltre un secolo di vita. Infatti, se il libro Guareschi lo ambienta nei primi del ‘900 e Maurizio Lucidi, il regista, lo reinterpreta, adattandolo, ai suoi tempi, a noi, spettatori presenti di un passato che ci appartiene di diritto, la commedia, ci taglia il passaggio in tre precise fette esistenziali, facendoci così cogliere sfumature e ambientazioni differenti per ogni fetta. E non è cosa da poco. Provare per credere.

Per chi vuole, per chi può, per chi è di Riano e non, evidentemente: buona lettura e buona visione!

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