
Negli anni Ottanta nel mondo del cinema italiano le commedie sexy contornate di calcio godevano di un certo fascino nazional popolare. Tutti ricordiamo, ad esempio, il celebre “L’allenatore del pallone”, con Lino Banfi che impersonava il mitico Oronzo Canà, uscito nella sale nel 1984.
Di quegli anni, parliamo del 1983, è il film Paulo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento per la regia di Nando Cicero, che narra le vicissitudini di Paulo Roberto do Corvado, detto Cotechiño, un calciatore, centravanti di sfondamento, italo-brasiliano ingaggiato dal Napoli, che non riesce a esplodere per come dovrebbe a causa della saudade. Per ovviare al sentimento di malinconia della propria terra, la società decide di portare dal Brasile in Italia la sua fidanzata, che viene affidata, per difenderla dai spasimanti, alla custodia del proprietario, un idraulico, perfetto sosia del calciatore, gelosissimo della sua bella. Da questo momento in poi la trama è tutto un susseguirsi di episodi, fatti ed eventi classicamente all’italiana.
La pellicola ˗ per la prima volta nelle sale il 10 settembre 1983, dopo aver ricevuto il visto della censura qualche giorno prima ˗ prodotta da Dania Film e Medusa Film, con, tra gli altri, Alvaro Vitali (Paulo Roberto Cotechiño e il suo sosia Alvaro Cotechino), Carmen Russo (Lucelia), Mario Carotenuto (zio Mario), Bobby Rhodes (Mandingo), Giancarlo Fusco (il giornalista Trombetti), Tiberio Murgia (il capo delle Brigate pecorine), Vittorio Marsiglia (il direttore dell’albergo), Franca Valeri (la contessa), Mario Mattioli (il telecronista) e Moana Pozzi (l’adescatrice), ha una durata di 88 minuti, con musiche del compositore Ubaldo Continiello e sceneggiatura di Luciano Martino.
Di questo film, come si evince dalle immagini catturate grazie all’amico Carmelo Sorbera, due scene sono state girate nel territorio di Riano e più precisamente sulla SP 15, Via Tiberina: la prima, dal minuto 13.18 al minuto 14.38, all’altezza del Km 11, all’ingresso dell’odierna sede del “Riano Athletic Center”, e la seconda, dal minuto 80 al minuto 84, al civico 110 della stessa, vale a dire presso l’attuale stazione di servizio dei fratelli Morena.
Nella prima scena si fa finta di essere a Viareggio, nella struttura dove il Napoli filmico va in ritiro pre-campionato.

La seconda scena si svolge tra l’imbocco dell’area di sosta Morena e l’interno della stessa e vede protagonisti Alvaro Vitali, nei panni del sosia di Cotechiño, e Mario Carotenuto, nei panni dello zio Mario, che fanno l’autostop e che trovano passaggio su di un pullman di calciatrici diretto a Roma, che si ferma lì per fare rifornimento.

Nell’inquadratura relativa all’arrivo del pullman è possibile notare, vestito con camicia “rosso Total”, anche Santino Morena, il capostipite della famiglia che gestisce l’area.

Antonio Morena, figlio di Santino, rammenta quel giorno di riprese di 42 anni fa. “Avevo tredici anni ˗ dice ˗ e ricordo bene tutto. Ricordo Alvaro Vitali, con in testa una parruccona gialla in divisa da giocatore del Napoli, e Mario Carotenuto che indossava un trench color beige. Ricordo mio padre, che era al distributore di benzina e che ai vede anche nell’inquadratura della scena. E ricordo anche che tutti gli attori e i figuranti che quel giorno di inizio estate mangiarono il pranzo a sacco seduti sui gradini della nostra casa”.
Il film, che riscosse un grande successo in termini di incassi al botteghino, decretò la parabola discendente di Alvaro Vitali, che nella trama interpreta il triplo ruolo di calciatore, idraulico e calciatrice.
Lo stesso attore, lanciato da Federico Fellini in “Satyricon”, infatti, anni dopo, ad aprile 2018, confidò in un’intervista alla rivista “DiPiù”, che dopo quel film il suo telefono “smise di squillare”: “Quando entrai nel cono d’ombra della mia carriera non mi bastò essere stato l’attore portafortuna di Fellini. Non mi bastò nemmeno avere fatto ridere milioni di italiani nei panni di Pierino. All’improvviso mi ritrovai fermo, senza nulla da fare. Andai di persona dal mio agente: gli chiesi di spronare i registi, i produttori, gli dissi che mi sarei reso disponibile a fare anche piccoli ruoli Ma non servì a nulla. Non c’era più nulla per me e io non riuscivo a farmene una ragione. Tornai a casa, chiusi la porta dietro le mie spalle: per due anni non uscii e non volli vedere nessuno”.
La pellicola fece discutere anche gli appassionati del calcio. In Cotechiño, tento conto dell’aspetto fisico e della squadra, molti intravvedevano la caricatura di Diego Armando Maradona, che sarebbe giunto poi a Napoli l’anno dopo, mentre altri riconobbero Paulo Roberto Falcao, calciatore della Roma, che proprio nel 1983 vinse il campionato. Lo stesso regista Nando Cicero per questo suo ultimo film di carriera pare avesse anche sondato direttamente il celebre giocatore romanista per averlo nel cast ricevendo però un cortese diniego.
Critico il giudizio sul film di Laura e Morando Morandini che su “Telesette” scrivono: “La presenza di Alvaro Vitali dovrebbe essere catalizzatrice per gli spettatori. Ma se il povero comico si limita a offrirci solo delle smorfie e una sequela di volgarità, che cosa può fare un copione stiracchiato e melenso?”
Avverso anche il parere del compianto giornalista ed esperto di cinema Francesco Mininni che su “Magazine Italiano Tv” chiosa: “Il mondo del calcio, già afflitto da tanti problemi, non aveva proprio bisogno di una distrazione come questa. In pratica è un’alternativa culturale; se vi sta a cuore la cultura, scegliete qualcos’altro. E poi, avete notato che Cotechino fa rima con Pierino?”
In un articolo apparso su “GQ” del 20 febbraio 2020, dal titolo “10 film sul calcio che hanno segnato un’epoca”, il giornalista Furio Zara lo recensisce così: “Piena commedia all’italiana tendente al pecoreccio. Alvaro Vitali fa Pierino con i calzoncini corti, Carmen Russo passa gran parte del film sotto la doccia. Sceneggiatura scollacciata, tra partite, corna, amanti. Erano anni in cui ci divertivamo con poco”.
Il “divertirsi con poco” di quegli anni, evidentemente, serviva anche come valvola di divagazione per gli italiani che, nel 1983 e dintorni, continuavano a vivere in un Paese in perenne bilico, tra dramma e commedia, tra realtà e finzione, tra vita e sogno. Il tutto mentre nel mondo si respirava aria di guerra fredda, con uno scontro armato caratterizzato da reciproci lanci di testate nucleari tra americani e sovietici. Ma questa è tutta un’altra storia che poco ha a che vedere con questo film.
Non resta che riguardarlo… e per chi vuole, per chi può, allora: buona visione!
