In un tranquillo giovedì di fine gennaio, mentre sui media imperversava la vicenda del CARA di Castelnuovo, nel paese di Rignano Flaminio è partita, molto in sordina, una bella avventura culturale.

Su iniziativa della Cooperativa Meeting point, che a Rignano e Riano gestisce un centro di accoglienza con circa 50 rifugiati di diverse nazionalità, è iniziata una serie di incontri conviviali, che porterà molti cittadini di Rignano a incontrare i nuclei familiari inseriti nella rete di accoglienza, con il semplice obiettivo di conoscersi, vedersi e parlarsi.

Finora gli incontri sono stati due, e si sono svolti negli appartamenti in cui alloggiano i rifugiati, che hanno accolto gli ospiti rignanesi con alcuni piatti o dolci tipici della loro cultura.

ACCOGLIENZA DIFFUSA

Eh sì, perché il Centro di Rignano funziona secondo il criterio dell’“accoglienza diffusa” (tipico anche degli SPRAR) in cui i rifugiati o richiedenti asilo non vivono in grandi centri ghettizzanti, ma sono alloggiati in normali appartamenti, in cui possono essere seguiti in modo individualizzato e organizzare la loro vita in modo dignitoso.

A casa di Saana, ci viene servito i Koshari

Abbiamo così conosciuto due famiglie, una egiziana e una libica, entrambe titolari di protezione umanitaria e fuggite dai paesi di origine perché in pericolo a causa della loro fede nel caso degli egiziani (che sono cristiani coopti) e dell’etnia per i libici.

PASTA, DOLCI E TÈ

A casa di Saana e Resk e delle loro quattro figlie, provenienti da Il Cairo, abbiamo gustato un delizioso Koshari (un piatto incredibilmente gustoso di cui ci siamo prontamente fatti dare la ricetta!) mentre le ragazze (che frequentano le nostre scuole, dalla materna al liceo) ci hanno parlato di scuola e intrattenuto con alcune canzoni e pezzi musicali.

Ghrayebeh libici a casa di Amna

A casa di Amna e Ahmed e i loro tre bambini, originari di Tripoli, abbiamo bevuto tè, mangiato “Basbuse” (un dolce) e dei fragranti “Ghrayebeh” (biscotti) e parlato della dominazione italiana in Libia (scoprendo che ne sappiamo molto poco).

Un’esperienza arricchente per tutti i partecipanti, che continuerà nei mesi a venire e che speriamo aiuti tutti noi a superare le diffidenze e a fare emergere la nostra umanità comune.

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