La poesia è  un fiume carsico. Sta nel fondo di ognuno di noi. Spesso chiusa nei cassetti.  A volte i premi Nobel premiano voci più sconosciute ma che pure hanno reso meno arida la terra del mondo. Altre zampilla fuori da qualche fonte  trasformata in caratteri di stampa impressi su pagine che pochi leggono. Spesso si trovano poesie meravigliose sui muri di Roma, affisse da poeti clandestini La poesia è come la musica. Ci gira intorno come canta Ivano Fossati.  A Capena domani sera, giovedì 14 luglio, alle 21 sul  palco del Teatro DaMarte le luci illumineranno un giovane intento a recitare  i suoi canti. Si chiama Zeno Salimbene ha 17 anni e  il coraggio folle  dei poeti. I suoi testi, alcuni dei quali pubblicati sulla sua pagina  Facebook, sembrano una voce che esce da antiche grotte. La lingua usata sa di antico, i sentimenti fermati invece raccontano dei nostri giorni. Di questa colossale transizione umana , esistenziale, climatica, in cui siamo immersi tutti e i giovani come Zeno in particolare. Perché loro hanno meno terra dei padri su cui appoggiarsi. Ecco , Zeno racconta il mare in tempesta e senza approdi all’orizzonte.
Frammenti di fermacarte
Titolo della performance spettacolo “Frammenti di un fermacarte”. L’evento segna la nascita dell’Associazione “Phantasia” che nasce per portare aria nuova nelle vie del paese e tra la sua gente. Come Bastiano- Atreiu a cavallo del cane drago Fulchur ne “La storia infinita”. Salvare la creatività e dargli spazio. E si comincia col dare luce ai viaggi del giovane Zeno. Lo spettacolo è infatti una “produzione”  dei giovani che stanno dando vita all’associazione e che operano  come volontari nella biblioteca comunale insieme a Mario Armellini che ha ideato l’evento. Il messaggio, sembra sia arrivato. In 40 hanno già chiesto di essere li seduti a vedere ed ascoltare con i piedi immersi nell’acqua limpida della poesia di Zeno.
Per gentile concessione, pubblichiamo uno dei suoi testi più recenti pubblicato su Fb:
Spargerò come fiori le pietre
Nei cimiteri
E i miei crini neri
Saran come corde di cetre.
Oltre i sipari di ciminiere
Vedrò altari sospesi
Nei palazzi borghesi
E le fiamme d’un gran candeliere. 
Dai crisantemi strapperò il velo-
-dell’omertà, e, per i fossi, 
Butterò coltri di fiori rossi 
Fuor dei sepolcri porterò il gelo,
E del telegrafo gli alti fusti 
Saranno tigli, 
Bruni e vermigli
Gli uccelli aggrappati agli arbusti 
Ed oltre le fradice conche sepolte
Canterò le mie serenate 
Alle donne delle borgate 
Così che, financo alla morte, 
Giungano rosse ed innamorate. 
Z. S.  (20/06/22)
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