di Luca Benigni

Torna ad essere un bagnarola di schiuma il torrente Gramiccia, corso d’acqua che marca il confine tra i comuni di Capena e Fiano Romano.

La seconda volta in meno di quindici giorni. L’ultima fu denunciata da questo giornale lo scorso 15 luglio con la pubblicazione, anche allora di un video, girato da un abitante della zona.

Questa volta le riprese che pubblichiamo sono state girate da due persone diverse martedì scorso intorno alle 19. Si vede chiaramente che l’acqua dopo il salto dei muri che un tempo ospitavano una mola produce una massa schiumosa bianca come fosse il tubo di scarico di lavatrice.

Dopo tre chilometri queste acque super inquinate finiscono nel Tevere di cui il fosso, un tempo fiume sacro e fonte di vita, è affluente primario. Il fenomeno si ripete da anni senza che nessuno sia mai riuscito a provi rimedio. In tal senso esiste una documentazione copiosa sia cartacea che per immagini. Eppure la maledizione del Gramiccia resiste ad ogni denuncia per quanto circostanziata. Nessuno riesce a mettere fine a queste vergogna che avvelena le colline tiberine, come il fiume di Roma. Né i comuni interessati, né l’Arpa, né le forze dell’Ordine. Sembra uno scarico illegale protetto da un grande malocchio.

In realtà pensiamo sia pressappochismo e indifferenza. In fondo si tratta di un corso d’acqua minore, lungo poco meno di 10 chilometri, ormai praticamente senza vita, il cui carico inquinante, secondo gli esperti, viene digerito dal Tevere in breve tempo. Dunque si lascia che diventi un canale di scarico.

Ma non tutti hanno intenzione di arrendersi a questa deriva fatalista e rinunciataria. Il tratto del fosso dove oggi la schiuma impazza, fino a metà degli anni ’70 era una sorta di piscina del popolo, dove i ragazzi d’estate sciamavano in motorino per fare il bagno. Era ed è un bene comune, parte della memoria collettiva.

Sui social l’indignazione dei cittadini cresce rispetto ad una situazione a cui nessuno sembra volere e riuscire a mettere fine. Cresce però pure il tam tam sulla rete che fornisce tracce da seguire per individuare chi utilizza il torrente come scarico industriale.

A monte dell’area dove il fenomeno si manifesta, infatti c’è la zona produttiva di Fiano Romano e lì hanno sede aziende che producono sapone e anche una lavanderia industriale. I Carabinieri del Nas hanno fatto accertamenti e negli anni scorsi risulta anche sia stata comminata una multa salata ad un’azienda ritenuta colpevole dell’inquinamento. Ma evidentemente chi inquina è più forte perché poi tutto si ripete con inquietante regolarità.

Il sospetto è che rispetto al recupero ambientale del Gramiccia, opera complessa e costosa, si sia scelta la strada della resa, più semplice da percorrere e più a buon prezzo. Ma c’è chi resiste come dimostrano i cittadini che hanno documentato il danno ambientale. Non si sono arresi ne hanno intenzione di farlo, all’avvelenamento metodico delle acque perché quella schiuma non è figlia del fato ingrato ma di irresponsabili fuorilegge che vanno individuati e perseguiti.

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