Questa è la storia di un amore malato, durato quasi dieci anni e segnato da violenze fisiche, psicologiche e continue umiliazioni. Si è conclusa lo scorso 13 Maggio 2025 con una sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Tivoli.
Un uomo di 33 anni, originario di Monterotondo, è stato condannato in primo grado a 4 anni di reclusione per maltrattamenti nei confronti della sua ex compagna, una donna italiana di 34 anni, madre dei suoi due figli.
Il Collegio giudicante, presieduto dalla giudice Rosamaria Mesiti e composto da Teresa Antonella Garcea e Maria Grazia Patrizi, ha riconosciuto la responsabilità dell’imputato, disponendo anche l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e la sospensione della potestà genitoriale per un periodo doppio rispetto alla pena inflitta.
Anni di maltrattamenti nei confronti della madre dei suoi figli
La vicenda è emersa pubblicamente il 14 febbraio 2023, quando la donna ha chiesto l’intervento dei carabinieri presso la loro abitazione a Castelnuovo di Porto. In quel giorno, San Valentino, l’uomo aveva tempestato la ex compagna di telefonate e messaggi, incapace di accettare non solo la fine della relazione, ma anche il fatto che lei si fosse innamorata di un’altra donna.
Il 23 febbraio la vittima ha sporto una seconda denuncia. Durante il processo, assistita dall’avvocato Giosuè Bruno Naso, ha raccontato un’escalation di abusi iniziata fin dai primi anni della convivenza: schiaffi, calci, minacce di morte e atti di umiliazione anche davanti ai loro figli, oggi di 11 e 6 anni.
Uno degli episodi più inquietanti risale al 2014, quando l’uomo le avrebbe puntato contro una pistola (scarica) mentre lei teneva in braccio il neonato, colpevole – secondo lui – di essere uscita senza il suo permesso. Dopo averla prelevata da una festa, l’avrebbe lasciata fuori casa, insultandola e colpendola alle gambe, impedendole di toccare il bambino fino a un suo ordine esplicito.
Nel corso degli anni, la donna ha subito continue aggressioni: veniva spinta contro muri e finestre, schiaffeggiata, presa a calci, tirata per le orecchie, spesso riportando lividi e ferite visibili.
La sentenza rappresenta un primo passo verso la giustizia per una donna che ha avuto il coraggio di rompere il silenzio e denunciare le violenze, ponendo fine a un incubo quotidiano. Una storia che evidenzia, ancora una volta, quanto sia urgente e necessario contrastare con fermezza la violenza domestica e sostenere chi trova la forza di uscirne.
