A Torrita Tiberina sta per essere avviato un progetto sperimentale di comunità energetica in collaborazione con “L’Ufficio di scopo e piccoli comuni” coordinato da Cristiana Avenali.

Si parla spesso ormai di crisi energetica, anche e soprattutto dopo l’avvio del conflitto Russia-Ucraina. Le rinnovabili sembrano fornire una soluzione e molti centri urbani la stanno sperimentando. E le comunità energetiche rappresentano una vera e propria opportunità per i comuni, in particolare quelli piccoli e medi.

Secondo uno studio di Legambiente, grazie alla creazione di comunità energetiche si potrebbe ottenere un risparmio del 25% in bolletta per le utenze domestiche/condominiali, e del 20% per altri settori quali scuole, servizi, piccole e medie imprese.

Il primo esempio di comunità energetica in Italia è costituito da “Energy City Hall”, nata lo scorso anno nel comune di Magliano Alpi in Piemonte. Qui, il Comune funziona da coordinatore mettendo a disposizione della comunità un impianto fotovoltaico che alimenta anche l’amministrazione pubblica.

In questo percorso ha aiutato molto il decreto Milleproroghe 2020, che ha reso possibile la creazione di comunità in qualche modo autosufficienti dal punto di vista energetico.

A seguire, c’è stato il caso del comune napoletano di San Giovanni a Teduccio. Poi, di molti altri comuni che si sono uniti nel creare una vera e propria rete. Oltre al Milleproroghe, determinate è stato in tal senso anche il Decreto Legislativo num. 199, valido dal 15 dicembre 2021. La parte più interessante è sicuramente quella che riguarda l’aumento del 60% di copertura energetica da fonti rinnovabili per edifici nuovi o ristrutturati e del 65% se si tratta di edifici pubblici. Inoltre, se fino ad ora le comunità potevano installare impianti fino a un massimo di 200 KW, oggi quel tetto è salito a 1MW.

Ma cosa è per definizione una comunità energetica? Una CER (comunità energetica rinnovabile) è una vera e propria associazione di consumatori che possono unirsi per produrre energia pulita necessaria ai loro bisogni, nell’ottica di una ipotetica condivisione. Obbiettivo finale, raggiungere benefici di tipo ambientale, economico o sociale e non profitti a favore dei propri membri o delle comunità che ne fanno parte: azionisti, imprese, amministrazioni comunali. Per le imprese private è possibile partecipare a patto che la CER non costituisca la loro principale attività.

Per quanto riguarda l’Italia, esempi virtuosi sono sicuramente anche le CER di Magliano Alpi, quella di Geco a Bologna e Biccari a Foggia. Nel frattempo, la situazione si è notevolmente evoluta portando per esempio anche alla creazione della prima comunità energetica lombarda chiamata Solisca.

Nata nel comune di Turano Lodigiano, vede la partecipazione di amministrazione comunale e della società Sorgenia. Dagli impianti fotovoltaici installati vengono prodotti circa 50.000 kw annui di energia, e per ora c’è la partecipazione di nove famiglie. Ma si prevede di alzare il numero a 23 e coinvolgere anche una parrocchia e alcune utenze comunali.

Le comunità energetiche come opportunità per i Comuni sembrano davvero una ipotesi più che concreta. Da prendere in considerazione anche nella nostra area, considerando quante piccole realtà potrebbero beneficiare di una simile soluzione. Specialmente se si fa riferimento ai piccoli centri urbani, la cui indipendenza energetica non potrebbe che costituire un bene per l’intera comunità.

Per approfondire: Decreto legislativo num. 199 https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2021/11/30/21G00214/sg

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