«Quando qualcuno dice:
questo lo so fare anch’io,
vuol dire che lo sa rifare
altrimenti lo avrebbe fatto prima»

affermava Bruno Munari (1907 – 1998), uno dei più grandi protagonisti dell’arte, del design e della grafica del XX secolo. Considerato una figura leonardesca tra le più importanti del Novecento italiano, con una ricerca poliedrica nel campo dell’espressione visiva e non visiva.

Eppure, ancora oggi, una delle espressioni più pronunciate da coloro che non operano nel campo dell’arte contemporanea è proprio Lo potevo fare anch’io. Frase che – non a caso – diviene nel 2007 titolo del celebre libro di Francesco Bonami. L’autore, critico e curatore di fama internazionale, capitolo dopo capitolo, attraverso un linguaggio provocatoriamente semplice, estremamente ironico e talvolta scanzonato, riesce ad accompagnare il vasto pubblico verso il perché l’arte contemporanea è davvero arte (come dichiara il sottotitolo del suo volume).

Per riassumerla brevemente, Bonami afferma che se tutti fossimo calciatori, non ci sarebbe nessuno a guardare una partita di calcio e che, per quanto seduti sul comodo divano di casa con la televisione accesa, gran parte della popolazione millanti di essere un grande giocatore: «Quanti di noi sarebbero capaci di fare goal? Non dal divano, ma su un campo di calcio vero, in uno stadio, circondati da altri ventuno energumeni che ansimano e ci inseguono, con cinquanta, centomila spettatori sugli spalti che, anziché stare in silenzio e farci concentrare su cosa fare del pallone tra i nostri piedi, urlano come degli ossessi minacciando le nostre madri, le nostre sorelle e spesso direttamente anche noi».

In realtà, fare arte, realizzare un’opera, pensarla e poi eseguirla (o farla eseguire) è una situazione diametralmente opposta a quella del calciatore che deve fare goal, in quanto nessuno intima all’artista cosa fare. L’arte contemporanea è, se paragonata al calcio, allenamento e così la sua fruizione. Essa aiuta a tenere la mente libera da ogni stigma, scevra da ogni pregiudizio, permettendo – in qualche modo – di andare «oltre la superficie delle cose», proprio come riesce a fare Bill Viola, artista statunitense, con la sua videoarte.

Per Bonami «vi sono persone che si rifiutano di accostarsi all’arte contemporanea, per paura di essere prese in giro; sono gli stessi che mal sopportano che qualcuno, come gli artisti, possa vivere delle proprie idee senza doversi recare in ufficio tutti i giorni».

Ambienti 1956-2010. Environments by Women Artists II | Pipilotti Rist, Sip my Ocean, 1996 © Foto: MAXXI

Con la consapevolezza che questa disciplina si sia evoluta nell’ultimo secolo fino a diventare oggi quasi irriconoscibile, ma con la speranza che tale introduzione abbia ammortizzato – almeno in parte – alcuni degli stereotipi relativi all’arte contemporanea, ecco una guida su alcune delle mostre attualmente in corso tra Roma e la sua provincia.

E no, non potevate farle anche voi.

Carla Accardi | Palazzo delle Esposizioni
6 marzo 2024 – 9 giugno 2024

La mostra celebra il centenario della nascita di Carla Accardi, figura cardine della cultura visiva contemporanea italiana e internazionale. Raccoglie circa cento opere e abbraccia l’intera biografia dell’artista, nata a Trapani nel 1924 e giunta nel 1946 a Roma dove ha risieduto sino alla sua scomparsa nel 2014.

Ambienti 1956-2010. Environments by Women Artists II | MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo
10 aprile 2024 – 20 ottobre 2024

Diciannove opere immersive – al confine tra arte, architettura e design – prendono vita grazie all’interazione del pubblico in continuità organica con gli spazi progettati da Zaha Hadid. La mostra evidenzia il contributo fondamentale delle donne alla storia di questa espressione artistica e rappresenta il capitolo successivo del progetto espositivo Inside Other Spaces: Environments by Women Artists 1956-1976 avviato dalla Haus der Kunst di Monaco.

LUIGI SERAFINI. Una casa ontologica | MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma
21 marzo 2024 – 25 agosto 2024

Una casa ontologica è concepita come un’opera espansa, un ambiente in cui Serafini ha creato un meta-ritratto che trasporta all’interno del museo la sua attitudine immaginifica attraverso la rielaborazione degli interni della sua casa romana. Realizzata come un enorme Codex Seraphinianus tridimensionale, e sospesa tra una scenografia onirica dal linguaggio indecifrabile e un’opera di architettura geometrica e catalogatrice, la casa dell’artista è una testimonianza di quasi 40 anni di vita e di lavoro che oggi rischia di scomparire a causa di una condizione di sfratto che sta sensibilizzando l’opinione pubblica.

NAMIBIA. Arte di una giovane generazione nella Collezione Würth | Art Forum Würth Capena
24 ottobre 2022 – 29 giugno 2024

Dopo essere stata presentata nel 2016 al Museo Würth di Künzelsau, la mostra NAMIBIA. Arte di una giovane generazione nella Collezione Würth fa tappa all’Art Forum Würth Capena. La mostra presenta oltre 80 opere di 33 artisti contemporanei che vivono e lavorano in Namibia, delineando una scena artistica fertile e creativa, espressione di una nazione nascente, profondamente segnata dall’indipendenza raggiunta solo nel 1990.

Joana Vasconcelos | PRAC – Centro per l’Arte Contemporanea
12 maggio 2024 – 7 luglio 2024

Nata nel 1971, Joana Vasconcelos è un’artista visiva conosciuta per le sue sculture monumentali, la cui pratica si estende dal video fino al tessile. Riadattando il concetto di artigianato in chiave contemporanea, incorpora oggetti quotidiani con ironia e umorismo, mettendo in discussione la condizione femminile, la società del consumi e l’identità collettiva.

NAMIBIA. Arte di una giovane generazione nella Collezione Würth | Linda Esbach, Un gradito ospite nel mio giardino di primavera (motivo decorativo tradizionale winding ways), 2003 © Foto: Art Forum Würth Capena
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