Domenica 3 aprile è andato in scena a Fiano Romano il primo raduno del 2022 della Nazionale Italiana Pallavolo trapiantati e dializzati: una giornata di sport dedicata alla sensibilizzazione sul tema ma soprattutto destinata a far capire l’importanza della donazione degli organi.

Il titolo dell’articolo è un suggerimento di Margherita Mazzantini, consigliera di A.N.E.D e giocatrice della rappresentativa italiana di pallavolo“Fa sempre il suo effetto, ai giornalisti piace.” È questo il mio approccio col mondo di A.N.E.D Sport, associazione che quest’anno compie 20 anni di attività.

Le due squadre in posa al termine della partita

Al PalaPertini di Fiano Romano va in scena la partita tra la nazionale italiana trapiantati e dializzati e la compagine dei Lupi di Marte. Un incontro ben giocato, che ha riscosso un buon successo anche a livello di pubblico, accorso numeroso per l’occasione. Il match, per la cronaca, vede la vittoria per 3-0 della nazionale italiana.

Ma non è questa la cosa importante: al termine del match Margherita Mazzantini e Daniele Avino, alzatore della squadra, mi concedono il loro tempo per raccontarmi storie ed esperienze che gravitano intorno ad A.N.E.D.

“Quest’anno A.N.E.D compie 50 anni e per l’occasione ci saranno dei festeggiamenti a Milano, dove ci saranno dei riconoscimenti a diverse persone. Alcune non ci sono più, altre sono più di 30 anni che fanno parte dell’associazione.” – racconta Margherita“Il tutto nasce grazie alla volontà della nostra fondatrice, Franca Pellini, un’assistente sociale che ebbe questa intuizione grazie ad un incontro con una ragazzina all’ospedale San Carlo di Milano. I genitori erano immigrati sardi con otto figli a carico e non poterono occuparsene più.” 

Comincia così una storia che apre un mondo: Franca si prenderà cura della giovane, facendole un po’ da mamma, fino ad accompagnarla all’altare il giorno del matrimonio ed avvicinarla di nuovo alla famiglia.

Da questo singolo caso, Franca Pellini dedicherà tutta la sua vita alla difesa dei diritti dei malati, per far sì che tutti coloro che ne avessero bisogno possano avere accesso alla dialisi ed al trapianto. Nasce così l’Associazione Italiana Emodializzati Dialisi e Trapianto, in un contesto storico che vedeva l’Italia ancora alle prime armi con l’utilizzo della dialisi alla quale purtroppo non tutti i bisognosi potevano accedere.

Approfitto per chiedere a Margherita la situazione attuale della sanità italiana riguardo questo punto di vista: “La situazione è sicuramente migliorata rispetto ad allora, ma ancora oggi i nostri diritti spesso non vengono rispettati: capita purtroppo che le regioni tolgano di punto in bianco i fondi per rimborsare gli spostamenti dei malati di dialisi, costretti a fare molti chilometri e spesso a cambiare regione, se non nazione. Al Sud le persone incontrano sicuramente maggior difficoltà”. 

Anche per quanto riguarda lo sport, sono stati fatti importanti passi in avanti: “Fino a 20/30 anni fa i dializzati ed i trapiantati venivano messi sotto una campana di vetro, si aveva paura a fargli fare praticamente qualsiasi cosa. Se penso a mia madre, accadeva la stessa cosa. Grazie ad A.N.E.D sport, tutti hanno cominciato a comprendere i benefici che l’attività fisica poteva portare ai trapiantati ed ai dializzati”. 

Margherita Mazzantini infatti afferma che proprio grazie all’associazione, la comunità medica abbia avviato delle ricerche in questo ambito, riuscendo a dimostrare che l’attività fisica facilita anche il trapianto, molto più complesso nelle persone sovrappeso.

Daniele Avino si appresta a battere. Alla sua sinistra, Margherita Mazzantini

Tutto ciò viene confermato in prima persona da Daniele Avino, alzatore della squadra facente parte della nazionale da circa un anno: “Gioco a pallavolo da una vita. Appena ho saputo della malattia, la prima cosa che ho fatto è stata cercare una squadra che mi avesse permesso ancora di giocare. La prima volta che sono sceso in campo dopo aver cominciato la dialisi, la paura non mancava: avevo tantissime fasciature per cercare di evitare ogni tipo di botta nella zona del rene. Col passare del tempo ho preso confidenza, ho imparato a conoscere il mio nuovo corpo ed oggi riesco a giocare normalmente. In questo l’esperienza dei compagni è fondamentale, ognuno di loro ha un consiglio da darti”

La Nazionale Italiana trapiantati e dializzati durante l’esecuzione dell’inno

Rappresentare il proprio paese però, è un lusso che possono permettersi in pochi: “visti da fuori possiamo sembrare una squadra come tante. Eppure, la prima volta che scendendo in campo ho sentito l’inno mi sono venute le lacrime agli occhi, è un emozione speciale. Adesso mi ci sto abituando, ma è sempre speciale.” 

Il prossimo obiettivo della nazionale sono i World Transplant Games, arrivati alla 23esima edizione: l’appuntamento è fissato ad aprile 2023 a Perth, in Australia. La competizione  però è riservata solo ai trapiantati, quindi gli atleti dializzati non possono prendervi parte. Daniele, ancora in attesa di ricevere il trapianto di rene, non si scoraggia“Se non riuscirò a prendere parte a questa edizione, sarò sicuramente presente alla prossima. Competizioni di questo tipo aiutano a diffondere il messaggio dell’importanza dello sport anche per gli atleti trapiantati e dializzati in tutto il mondo”.

La squadra italiana inoltre, promette bene“abbiamo già vinto l’oro nella pallavolo in una delle edizioni passate, possiamo dire la nostra anche in questa. Dipenderà sicuramente anche da chi riuscirà a dare la disponibilità, andare sino in Australia non è semplice.”

La chiacchierata si chiude con un ultimo quesito: cosa diresti ad una persona che sta affrontando lo stesso tipo di percorso che avete affrontato voi e che immagina di dover trascorrere una vita sedentaria e privata dell’attività fisica?

“Gli direi di venirci a trovare. La nostra malattia è un “accollo”, ma non ti preclude di trascorrere una vita normale. Fare sport è possibile ed è importante dal punto di vista fisico ma soprattutto psicologico.” Alla risposta di Daniele, segue un’altra storia che mi viene raccontata da Margherita: “Abbiamo fatto un raduno a Reggio Calabria. Un ragazzo lì presente per l’occasione mi ha confessato di esser venuto da Crotone perché non credeva alla nostra esistenza: non immaginava che persone come noi potessero girare il mondo giocando a pallavolo”.

La manifestazione si conclude, in attesa del prossimo raduno che si terrà a Verona.

Gli intenti sono stati sicuramente raggiunti: sensibilizzare sul tema della donazione degli organi e dimostrare, ancora una volta, che lo sport può essere uno strumento di felicità ed aggregazione, contro ogni barriera. D’altronde, nella pallavolo ogni palla messa giù ha superato il suo muro.

Luca Pellegrini

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