C’è la fila davanti alle Scuderie del Quirinale. Una fila “bella”, per l’arte, per la cultura. Una fila ordinata, green pass alla mano, mascherina sul volto, doppio controllo e ingressi contingentati. Inferno, la mostra curata da Jean Clair, è stata prorogata fino al 23 gennaio 2022. E se non l’avete già fatto, visitarla si candida seriamente a primo proposito per l’anno nuovo.

José Benliure Gil, La barca di Caronte, 1896, olio su tela. Valencia, Museo de Bellas Artes de Valencia © Museo de Bellas Artes de Valencia
José Benliure Gil, “La barca di Caronte”

Oltre 230 opere, tra quadri, sculture, disegni, proiezioni cinematografiche, manufatti di ogni tipo, che portano la firma di Beato Angelico, Gustave Doré, Giacomo Balla, Hieronymus Bosch, Anselm Kiefer. 87 i musei e le collezioni pubbliche e private che hanno prestato materiali, che arrivano da 15 paesi europei. Questi i numeri di una mostra che ArtTribune definisce “straordinaria e visionaria“. Si parla di inferno, quello di Dante, e non poteva essere altrimenti nel 700esimo anniversario della nascita del Sommo Poeta. Ma si parla anche dell’inferno sulla terra, l’inferno di oggi e di ieri, l’inferno quotidiano e domestico.

File:Inf. 06 Giuseppe Frascheri, Dante e Virgilio incontrano Paolo e Francesca, 1846.jpg - Wikipedia
Giuseppe Frascheri “Dante e Virgilio incontrano Paolo e Francesca”, tratto dal Canto V dell’Inferno

Il tema dell’inferno si è imposto come un’evidenza – si legge nella presentazione della mostra a RomaNon solo perché rispetto alle altre cantiche è senza dubbio la straordinaria iconografia infernale ad aver maggiormente ispirato gli artisti, con un duraturo impatto sulla cultura visiva europea; ma anche per la sua attualità, in un mondo in cui la distruzione della natura, le ondate pandemiche, la crisi sociale e culturale ci inducono a riflettere sul destino dell’umanità e sulle cose ultime“.

Bottega di Hyeronimus Bosch, La visione di Tundalo, 1500 ca., tempera su tavola. Madrid, Museo Lazaro Galdiano
Bottega di Bosch, “La visione di Tundalo”

Tutta la prima parte è dedicata all’indagine del male, della discesa degli inferi, delle tentazioni diaboliche. Il tutto incorniciato dalla narrazione Dantesca, i gironi infernali, i peccatori incontrati, le loro punizioni eterne. “Visitare la mostra è un modo perfetto, direi quasi unico, per “vivere” il capolavoro di Dante Alighieriha raccontato Francesco Murano, curatore dell’illuminazione della mostra a Il giornale OFFNonostante la mia cultura laica e non confessionale, stare per giorni e giorni tra diavoli e demoni ha inciso sul mio atteggiamento nei confronti dell’occulto. Non posso nascondere che ho avuto qualche turbamento notturno, specie nei confronti di alcune opere che presentavano il peccato sotto spoglie femminili. Uno di questi dipinti è senz’altro “Myrrha” di Loewe-Marchand, dove la protagonista incestuosa è ritratta con una modernità e una tecnica fenomenale, quasi iperrealistica. Un’opera che non conoscevo e che mi ha rapito: è davvero incredibile sia stata dipinta nel 1892“.

Détail de l'oeuvre Jules-Frédéric Adolphe LÖEWE-MARCHAND
“Myrrha” di Loewe-Marchand, in mostra a Inferno

Se quello di Dante è un viaggio nell’Inferno, proprio come quello di Enea, di San Paolo, di Ulisse, allora è un viaggio anche quello del visitatore della mostra delle Scuderie del Quirinale. Un viaggio in cui viene accompagnato non solo dalle opere, ma anche dalle descrizioni, dalle didascalie, dalle continue citazioni dantesche, e non solo, sulle pareti.
Dopo l’epica, la sacralità e la poesia della prima parte, la seconda segna l’aggiornamento del male, la sua faccia moderna, attuale. “Le megalopoli, con le loro legioni di miserabili e le squallide baracche, hanno assunto proporzioni mai viste prima. Le fabbriche e le catene di montaggio hanno trasformato gli esseri umani in schiavi costretti a ritmi di lavoro infernali […]. Le prigioni e i manicomi, costruiti sul modello delle architetture panoptiche, sembrano emulazioni dei gironi infernali. Anche la guerra e le sue atrocità hanno cambiato portata con la diffusione di gas velenosi, bombe incendiarie e armi di distruzioni di massa“.

File:Félix Vallotton, 1917 - Verdun.jpg - Wikipedia
Felix Edouard Vallotton, “Verdun”

L’Inferno di Dante prende così la forma della battaglia di Verdun, uno dei tanti massacri della Grande Guerra, rappresentata dai colori di Felix Edouard Vallotton, oppure dei rapaci di Francisco Goya.
Ma dopo il buio dell’inferno deve per forza esserci la luce. Dante, infatti, dopo aver calpestato Lucifero e dopo essersi arrampicato sul suo corpo, torna in superficie, esce “a riveder le stelle“. Per questo l’ultima parte della mostra è dedicata a loro. Sui muri, accanto ai versi di Leopardi, di Rilke, di Ungaretti, ci sono le immagini della Nasa, le fotografie scattate dai satelliti. Quasi a dettare la via, a indicare la speranza. “It is always darkest before the dawn” cantano i Florence + The Machine nella loro Shake It Out. Il momento più buio precede sempre l’alba. Dopo l’inferno, ci saranno per forza le stelle.

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