intervista a Robero Gallinelli

Non che io fossi vecchio, ma quello che era appena entrato dalla porta era proprio un ragazzino, età apparente diciotto anni, glabro, alto, un po’ divo e assai stiloso in ricercati abiti in voga in quegli anni ’80.
Dinoccolato, procedeva verso la sala di registrazione con l’espressione di chi senza aver bisogno di essere spavaldo, sapeva esattamente di essere qualcuno. Aprì la custodia, tirò fuori lo strumento, consegnò un capo del jack al fonico e accordò rapidamente; dopo un mezzo ascolto della traccia cominciò a suonare, magnifico.

A noi musicisti, a quel tempo, alla voce “basso elettrico” saliva al labbro il nome di Mark King, virtuoso bassista dei Lever42; ecco, quel ragazzino suonava proprio come lui ed io, così da vicino, non avevo mai sentito niente del genere. Finita la registrazione, chiesi che mi fosse presentato: “ma come, non lo conosci?, è Roberto Gallinelli !”. Strano cognome, sapevo che non lo avrei dimenticato anche se non fosse appartenuto ad uno dei migliori bassisti italiani.
Quando Romolo Bali, lider maximo di questo giornale, approfittando del fatto di avere un musicista tra quelli che gravitano intorno alla redazione mi ha chiesto di intervistare Roberto, mi sono prestato con lo spirito misto di chi va a chiacchierare con un amico quando questo amico è un fenomeno.
Ci siamo visti a Morlupo in un’aula della sua  scuola di musica; l’ambiente è ordinato e sotto alle nostre parole saltellano le note di una bossa nova che alcuni studenti provano nella stanza affianco.

Se esistesse uno specchio che rimandasse indietro l’immagine della tua identità vera, quanta Castelnuovo riusciresti ad intravedere in quella immagine?
Tanta, soprattutto mi riconosco una caratteristica particolare della gente del Borgo della riservatezza e della operosità silenziosa.
Nascere qui mi ha permesso di fare i miei “primi passi” musicali in un ambiente favorevole. Il primo gruppo dove suonai era quello di mio fratello. Avevano un bassista poco appassionato e discontinuo e un giorno in cui mio fratello si disperava per l’ultima negligenza, mi proposi come sostituto; “ma se neanche conosci i pezzi!” mi disse. Invece li conoscevo benissimo li avevo studiati ascoltando le prove e provandoli da solo; per farla breve mi presero a suonare e da quel giorno non ho più smesso.
Cosa c’è stato “dopo”?
Dopo ho cominciato a studiare il contrabbasso ed il solfeggio e contemporaneamente sono iniziati i miei primi “viaggi” verso Roma; sembra incredibile ma le prime volte quasi mi perdevo tanto ero nuovo a quel casino…
Poi, piano piano, insieme alla mia dimestichezza con la città, crescevano le richieste e tra tutte quella che penso sia stata la più formativa fu quella con gli Area di Giulio Capiozzo, un personaggio incredibile che amava passare di giorni a casa mia, qui a Castelnuovo, dove trovava un po’ di quiete per il suo  fumantissimo carattere.
Come è avvenuto il passaggio dal Jazz alla musica pop?
Gli AREA, che erano un gruppo con idee assai radicali, rifiutarono un lavoro come band residente a D.O.C., una trasmissione e di qualità. Non ero d’accordo ma ero molto giovane e poco ascoltato, così accettai una proposta per una tournée “commerciale” e, da lì, piano piano, mi specializzai al punto che le richieste non finirono più… fino ad oggi, che mi capita di partecipare a tre o quattro produzioni contemporaneamente. Non di meno, quando studio, è ancora il jazz il mio migliore maestro.
Dopo aver girato il mondo, hai mai pensato di trasferirti in un altro luogo?
Qualche volta ci ho pensato ma, oltre al fatto che non sarei capace di vivere in una città incasinata, devo dire che io sono innamorato di Castelnuovo, mi piace che questo sia il posto dove tornare, dove far crescere i miei figli, dove cammino salutando per strada gli amici di sempre  e dove serenamente vivo le soste del mio lavoro .
Parliamo di questa scuola. Certo non l’hai aperta per mero calcolo economico…
È stato un modo per restituire al territorio un po’ di quella spinta che ricevetti all’inizio; un tentativo, che sembra riuscire, di fornire ai giovani di questi luoghi l’opportunità di formarsi alla professione di musicista senza dover subire il gravame degli spostamenti in città. MIA (Music Institute Achademy) è una scuola di alta formazione che oltre ai corsi base per i giovanissimi, ??????????????
Certo che con la vita che faccio non posso essere presente per le lezioni individuali ma, tra le master classes di blasonatissimi colleghi ci metto volentieri anche le mie.
Cosa è rimasto di quel pischello virtuoso e spavaldo che incontrai in quello Studio?
Al tempo ero proprio un coatto, poi la professione della Musica mi ha insegnato ad essere più umile e temperante. Quando sono a casa, mentre studio, ancora mi capita di “scoattàre” ma la concezione della mia professione è passata dalla logica dell’esibizione a quella del “servizio”. Servono attenzione, sensibilità e cura…
E cosa mi dici della immagine “fisicata” che traspare dalle tue esibizioni sul palco?
Tengo alla mia forma fisica e, senza esagerare, la curo; per il resto non sono io a decidere come vestirmi c’è una regia e, a volte, come nel caso della Pausini, è proprio l’artista a scegliere i vestiti dei musicisti. Io non faccio altro che assecondare, fa parte del mio lavoro. Termino quella che sul giornale sarà un intervista ma che per me è stata una lunga conversazione con un amico; mentre vado via sulle rovinatissime strade penso al Roberto che conobbi tanti anni fa e all’uomo probo che ho avuto davanti oggi, e a come la musica sia spesso splendida nutrice e come sia capace di esigere, da chi la pratica, la parte migliore.

Roberto Gallinelli

Per far capire a chi non lo ha mai ascoltato suonare quanto è bravo Roberto Gallinelli, più che una serie di aggettivi vi elenchiamo di seguito gli artisti con cui ha suonato il suo “mitico basso” nella sua ormai lunga carriera: Gianni Morandi, Riccardo Cocciante, Umberto Tozzi, Michele Zarrillo, Alex Britti, Mina, Elisa, Marco Masini, Fiorella Mannoia e Laura Pausini (con la quale sarà in Tour dal prossimo mese). Attualmente sta provando uno spettacolo “speciale” con Ron, durante il quale saranno presentati tutti brani di Lucio Dalla e i cui concerti si terranno il 6 maggio a Milano e il 7 maggio a Roma.

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