La sarta è un mestiere difficile che richiede creatività e molta pazienza. In passato, come al giorno d’oggi, il lavoro veniva insegnato da chi aveva più esperienza nel settore, si iniziava piano piano e per gradi. Occorre del tempo per imparare le varie tecniche di cucito, per saper usare la macchina da cucire e per preparare un cartamodello. È un lavoro prettamente manuale che impegna tra le 8h e le 10h al giorno, dedicandosi a tagliare, cucire e confezionare abiti.
La sartoria è una passione e lo racconta al “Nuovo” una cittadina di Morlupo di 83 anni che il mestiere della sarta lo ha fatto sempre, esattamente per 40 anni, ma tutt’ora continua a cucire e riparare capi di abbigliamento solo per la sua famiglia.
“A 9 anni ho lasciato la scuola elementare perché non ho superato il quarto anno e quindi mia mamma mi ha detto di andare a lavorare. Lei ha scelto per me il mestiere della sarta, me lo sono fatto andar bene ed è stata una fortuna che mi sia piaciuto fin da subito, purtroppo non per tutte le mie coetanee è stato così.”
I mesi in cui si lavorava maggiormente erano quelli estivi poiché l’evento dell’anno era Ferragosto. Nei mesi precedenti ci si doveva recare in sartoria e far commissionare il proprio abito.
“L’atmosfera di quella festa era magica, si andava nella piazza del paese con la famiglia, si ascoltavano i cantanti e si stava in compagnia.”
Al di là delle feste e delle occasioni importanti, ci dice che verso la fine degli anni ’50 i capi più richiesti dalle donne erano: gonne, vestiti, cappotti e tailleur. Ma oltre aver cucito degli abiti da indossare quotidianamente, ha anche confezionato vari abiti da sposa.
“Ho cucito quattro abiti da sposa. Prima di tutto si decide insieme alla sposa il modello che più le si addice; poi si sceglie il tessuto con cui l’abito sarà fatto, ad esempio in raso, tulle, organza o pizzo macramè; infine si aggiungono i vari accessori come guanti, velo o mantelle, in modo tale da rendere completo il look nuziale.”
Con il passare degli anni, si è notato come le esigenze dei consumatori siano evolute, purtroppo molti lavori sono scomparsi e altri sono meno diffusi, come il caso della sarta.
Ma si può rimediare a questa mancanza grazie all’aiuto del governo italiano con i soldi stanziati nel PNRR messi a disposizione dal bando “Impresa, sostantivo femminile.” La misura è un incentivo del Ministero dello sviluppo economico che sostiene la nascita, lo sviluppo e il consolidamento delle imprese guidate da donne attraverso contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati. La misura rientra nella missione “Inclusione e coesione” del PNRR mettendo a disposizione una dotazione finanziaria complessiva di 400 milioni di euro. Per avere maggiori informazioni su come accedere al Fondo, è possibile consultare il sito www.mise.gov.it.
Per quanto riguarda l’evoluzione delle esigenze dei consumatori, questa tendenza rappresenta un cambio di direzione: da un consumo consapevole, in cui la richiesta dei capi avveniva solo quando se ne aveva bisogno, a un consumo estremo di massa, come avviene oggi stesso.
La sostenibilità e la tutela dell’ambiente sono due temi al centro dell’attenzione. Questo lo si deve anche grazie al forte impegno da parte della Generazione Z, una generazione particolarmente sensibile alle tematiche ambientali. Il mestiere della sarta è stato da sempre un mestiere attento all’ambiente: si tende infatti a riparare i capi già posseduti, ad utilizzare pezzi di stoffa per crearne dei nuovi oppure addirittura a trasformare un vestito in un altro capo. Attuare questo cambio di direzione in cui il consumo consapevole è alla base della nostra quotidianità, non solo nel settore della moda, può mettere un freno alla forte crescita dell’industria del fast fashion, estremamente deleteria per l’ambiente.