Le “heated tobacco devices (HTD)” sono dispositivi che sfruttano una resistenza elettrica per riscaldare, a circa 350°C, una cartuccia di tabacco simile ad una sigaretta. La differenza tra le due sta nel fatto che quest’ultima utilizza la combustione del tabacco (circa 900°C) mentre la prima lo riscalda solamente, portando, almeno in teoria, ad una diminuzione dei composti cancerogeni prodotti. Certo è che 350°C, per quanto siano meno rispetto alla combustione classica, non sono certo pochi o comunque potrebbero essere sufficienti a generare sostanze cancerogene. Secondo alcuni studi i vapori delle HTD contengono nicotina a concentrazioni elevate e altri composti chimici già presenti nelle sigarette tradizionali, ma in concentrazione minore. Questa sembrerebbe un’ottima notizia visto che la tossicità di un composto è fortemente dipendente dalla sua concentrazione, e una diminuzione della stessa non può che apportare benefici relativamente significativi. Peccato però che gli studi che hanno evidenziato questi risultati incoraggianti siano stati condotti dalle stesse aziende che commercializzano il prodotto.

 

Allontanandosi dai conflitti d’interesse, si scopre che la situazione è meno rosea ma lascia comunque intravedere uno pò di speranza. Infatti, uno studio condotto dal Governo giapponese sul profilo chimico delle cartuccie e del fumo emesso da questi nuovi dispositivi ha dimostrato che, se le analisi vengono effettuate da laboratori indipendenti, sia il contenuto di nicotina sia quello delle altre sostanze chimiche presenti è in quantità analoga al fumo di sigaretta, ma contengono un quinto delle nitrosamine e un centesimo dell’anidride carbonica. Insomma, una sigaretta più educata. A dare un ulteriore conferma di quanto detto è un lavoro che ha messo a confronto la tossicità (citotossicità in vitro su cellule dell’epitelio bronchiale) del fumo proveniente da e-cig, HTD e sigarette tradizionali. Ciò che emerge dai dati è che le e-cig si dimostrano le meno tossiche, seguite dalle HTD e, come atteso, le classiche sigarette fanno da fanalino di coda, mostrando i più alti livelli di citotossicità. Chiaramente questi risultati vanno interpretati nel modo giusto. Per quanto sia le e-cig che le HTD siano un’alternativa meno aggressiva rispetto alle sigarette tradizionali, non vuol dire che non danneggino i tessuti. Anche loro esercitano un’azione tossica sulle cellule dell’epitelio bronchiale e anche loro, visto il contenuto di nicotina, creano una forte dipendenza. C’è però da spezzare un’altra lancia in favore di queste nuove alternative. Essendo appunto nuove, non si sa con certezza quali siano le patologie a cui potrebbe andare in contro chi ne fa un uso prolungato e quindi si può quantomeno sperare di non ammalarsi o, in uno scenario meno ottimista, di imbattersi in disturbi meno gravi rispetto a quelli associati al fumo tradizionale. Questa però è una speranza pericolosa e la scienza, sapendolo molto bene, continua a mettere in guardia i consumatori sulle potenziali pericolosità di queste sigarette 2.0, ripetendo a gran voce che l’unica sostanza ben accetta nei nostri polmoni è l’aria.

Sponsor