Mimetica ma pervasiva la presenza delle organizzazioni criminali nel nostro territorio. La pubblicazione del sesto e settimo rapporto dell’Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio lo conferma. I soldi arrivano dallo smercio di droga, dai prestiti a “strozzo”, dal gioco d’azzardo. Vengono rienvestiti in attività commerciali e immobiliari.

Grazie al fiancheggiamento di un area grigia fatta di prestanomi e professionisti compiacenti. Il Rapporto è, come sempre, il resoconto, rigoroso e documentato, delle principali inchieste giudiziarie sulle organizzazioni criminali nel Lazio relativo al periodo 2020/primo semestre 2022. Per l’area nord di Roma viene citato il caso di Capena anche se per un errore degli estensori il capitolo si trova nelle pagine relative a Rieti.

Il caso Capena

“È opportuno rilevare che nel comune di Capena – secondo quanto emerso dalle indagini della divisione anticrimine della questura di Roma – è scritto nel rapporto – la ‘ndrangheta ha fatto numerosi investimenti nel settore del commercio alimentare nonché nel settore immobiliare. Si segnalano frequenti reati – spia, come danneggiamenti, incendi, furti che talvolta non sono oggetto di denunce ma che sono visibili sul territorio, dei quali non è certa l’origine dolosa ma che appaiono indicatori di potenziali fenomeni sommersi e che riguardano soprattutto il tessuto socioeconomico”.

In questo senso sono paradigmatici gli episodi del 2020 “due gravi attentati: il 15 settembre 2020, a Capena sulla Tiberina, dove le fiamme hanno danneggiato un nuovo punto vendita e ristoro di un panificio, marchio storico del territorio, che aveva aperto un secondo punto vendita il primo luglio, in località Santa Marta. Ancora in fiamme, un’altra attività: questa volta è stata presa di mira un’azienda agricola, in località le Macchie, dove per ore e ore hanno continuato a bruciare duecentotrenta rotoli di fieno: dargli fuoco non è stato neppure semplice perché durante la notte pioveva.

Il sindaco di Capena, Roberto Barbetti, a proposito di questi attentati, ha parlato chiaramente di “modalità mafiose e intimidatorie” di “un atto contro l’intera comunità di Capena”.

L’anno scorso l’inchesta Enclave

L’anno scorso poi c’è stata l’inchiesta Enclave sullo spaccio di droga che ha interessato i comuni della nostra area, Riano, Morlupo in primis, e poi Capena, Castelnuovo di Porto, Rignano, Sacrofano. Ha prodotto 33 arresti.

Raccontando il ruolo preminente della Ndrangheta nel rifornire il mercato di cocaina e hashish. Un’ impresa ramificata che produce reddito per giovani e padri di famiglia. Per molti lo spaccio è il secondo lavoro. Nelle nostre vie, come in ogni dove, esci di casa e un po’ di coca la trovi senza fatica.

Cosa Nostra e Ndrangheta ha delocalizzato le attività criminali

“Le  indagini prese in esame in queste due edizioni del Rapporto emergono con maggiore chiarezza alcune caratteristiche sulla dinamicità delle famiglie mafiose: un’evoluzione storica del modello, un salto di qualità nell’agire delle mafie tradizionali nel Lazio e l’interazione, sullo stesso territorio, di diverse organizzazioni criminali. “Il sesto e settimo rapporto confermano che siamo in presenza di un cambio di fase: le organizzazioni delle mafie tradizionali (in particolare Cosa Nostra e ‘ndrangheta) hanno trasferito la propria struttura criminale a Roma, in un processo di vera e propria ‘delocalizzazione’ delle attività criminali”, ha aggiunto Gianpiero Cioffredi, presidente dell’Osservatorio per la legalità e la sicurezza della Regione Lazio.

E’ un sistema multilivello tenuto in pace da “facilitatori”

Le 300 pagine del rapporto testimoniano che sullo stesso territorio convivono e interagiscono diverse organizzazioni criminali: innanzitutto gruppi che costituiscono proiezioni delle mafie tradizionali, con la ndrangheta dotata senza dubbio di maggiore potenza militare ed imprenditoriale. “Un sistema multilivello”: uno spazio descrittivo pensato per mettere nero su bianco i principali elementi che a nostro avviso caratterizzano l’azione dei clan nella Capitale e tengono in equilibrio questo sistema criminale, grazie ad una pax mafiosa siglata negli anni ’70, ad intermediari – “facilitatori” che hanno sempre garantito l’incontro fra la domanda e l’offerta di mafia e infine dall’ampia rete di corrotti e corruttori che attraversa a più livelli questi sistemi criminali.

Riciclaggio, traffico di droga anche internazionale, investimento di capitali illeciti, gioco d’azzardo e usura, ma anche false fatturazioni ed evasione dell’Iva sono solo alcuni degli ambiti di azione delle mafie a Roma. Il territorio della provincia romana non è luogo solo di gestione degli equilibri, è anche zona di investimenti economici e reati spesso schermati da prestanome o professionisti.

Allarme alto, in arrivo nel Lazio investimenti per 17 miliardi

L’allarme è alto. Nel Lazio stanno arrivando 17 miliardi di investimenti da Pnrr e fondi europei, e come ripetutamente hanno denunciato magistratura e forze dell’ordine, il rischio di un’aggressione mafiosa è altissimo. “Dobbiamo evitare le che mafie mettano le loro mani sulle enormi risorse europee che stanno arrivando. Perché se ciò accadrà, rischiamo di vanificare un progetto di benessere e cambiamento indispensabile per ridare speranza al Paese” ha detto il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. 

La zona grigia

E’ la zona grigia, il terreno fertile per le organizzazioni criminali. “La presenza di organizzazioni criminali è favorita dall’area grigia dell’illegalità, dalla convinzione che si possa fare a meno di un rigoroso e costante rispetto delle regole.

Mafia, illegalità, corruzione non sono sempre la stessa cosa, ma si alimentano a vicenda. Per battere il cancro mafioso bisogna affermare la cultura della Costituzione, cioè del rispetto delle regole, sempre e dovunque, a partire dal nostro agire quotidiano”. 

Cosi il Rapporto. La ricetta è nota, occorre solo farla diventare prassi quotidiana.

 

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