Alla fine queste Olimpiadi chi le ha vinte? Il medagliere dice Stati Uniti con 39 medaglie d’oro e 113 totali. Ma forse per giudicare non basta il parametro “totale”. Se si considera infatti il parametro della popolazione e il rapporto tra abitanti e medaglie vinte allora in testa c’è un altro paese: San Marino. Con 33 mila abitanti, la delegazione del Titano si è portata a casa un bronzo nella lotta libera, con Myles Amine, e un altro bronzo e un argento nel tiro a piattello, specialità Trap, con Alessandra Perilli e Gian Marco Berti.

Dietro ai loro successi c’è il marchio di fabbrica e il lavoro del tecnico Luca Di Mari, che da Orte, in provincia di Viterbo, ha portato San Marino alla prime, storiche, medaglie olimpiche. Lo abbiamo intervistato.

Da Orte per portare le prime medaglie della storia a San Marino" - Tusciaweb.eu
Luca Di Mari, tecnico della nazionale di tiro a volo di San Marino. Foto Tusciaweb

Come avete festeggiato le medaglie?
In realtà sul momento abbiamo festeggiato poco. Un po’ perché non potevamo lasciare il villaggio olimpico, un po’ perché il giorno dopo avevamo l’ultimo allenamento prima di una nuova finale, quella di trap a squadre. Abbiamo festeggiato al ritorno, ed è stato bellissimo: dopo un volo di 25 ore tra check-in, attese, fusi orari, siamo arrivati in piazza, a San Marino, e c’erano 30 mila persone ad aspettarci, all’una di notte. È stato stupendo.

Che Olimpiadi sono state queste di Tokyo2020?
Le Olimpiadi sono sempre una grande emozione. Siamo partiti tranquilli, in fondo avevamo fatto gli Europei, i Mondiali di disciplina. Eravamo abituati a grandi palcoscenici. Però quando siamo entrati nello Stadio Nazionale di Tokyo, per la cerimonia d’apertura, è salita l’adrenalina. Poi ci siamo guardati intorno: eravamo senza spettatori. È stato strano, ovviamente, ma poi in gara è tutto un altro discorso.

Qual è la cosa che l’ha colpita di più?
Da tiratore e da tecnico ho girato il mondo, sono stato ad Helsinki, in Perù, a Rio. Paesi bellissimi, gente eccezionale. Ma sono rimasto senza parole davanti al popolo giapponese. Umile, cordiale, aperto, disponibile. Aldilà del fascino dei luoghi, della cultura, l’ospitalità dei giapponesi è stata qualcosa di unico. Quello che pensavamo prima di partire è niente in confronto a quello che abbiamo provato e vissuto a Tokyo.

Tokyo2020. Prima storica medaglia a San Marino: bronzo ad Alessandra Perilli nel trap - Photogallery - Rai News
Luca Di Mari con Alessandra Perilli

Torniamo alle medaglie, le prime, storiche, per San Marino. Se le aspettava?
Io ho un carattere un po’ particolare, quello che penso lo dico. Quindi ti dico sì, me lo aspettavo. Me lo aspettavo perchè conoscevo i valori degli atleti, sapevo come partivamo. Anche a Rio 2016 avevamo fatto bene, poi Alessandra Perilli ebbe un problema fisico alla vigilia che le condizionò la gara. Stavolta eravamo pronti e concentrati. Ho detto ai ragazzi: “Non pensate che sono le Olimpiadi, pensate che sono una gara qualsiasi”. Ha funzionato.

Qual è il segreto di una nazione così piccola come San Marino ma anche così vincente?
È un insieme di fattori. C’è una grande tradizione in questa disciplina, sono grandi atleti e grandi persone Alessandra e Gian Marco, persone con valori. Abbiamo lavorato tanto, abbiamo capito che il sacrificio e il lavoro pagano sempre. Poi ci terrei ad aggiungere una cosa. Sono molto credente, la religione per me è stata un’ancora, un supporto. Penso che queste medaglie siano degli attori, di noi attori. Ma il merito è anche del regista più in alto di noi.

Veniamo a lei, come ha scoperto la passione per il tiro a volo?
Ho iniziato a tirare da bambino, mio padre era un grande appassionato. Mi portò al campo, per provare a sparare, insieme a un suo amico, un tiratore esperto fresco di medaglia. Il fucile lo prova prima lui. Un piattello, due piattelli, tre piattelli. Niente, c’era un problema al fucile, mi disse. Però ci eravamo alzati presto, avevamo fatto un sacco di strada. Mio padre decise di farmi tirare comunque. Era il primo piattello della mia vita. E l’ho preso. Altro che problema al fucile!

SAN MARINO argento con Perilli e Berti, mixed trap tiro a volo: oro Spagna
Perilli e Berti, argento nel mixed trap

Da Orte, in provincia di Viterbo, come è arrivato fino a San Marino?
Ci sono arrivato quasi per caso. Dopo aver fatto la mia carriera e dopo aver vinto anche qualche titolo, stavo facendo un corso per tecnico internazionale, a Todi, nel 2013. Un amico mi disse che a San Marino cercavano un tecnico per la nazionale di tiro a volo. Mandai il curriculum quasi per gioco, senza troppe aspettative. E mi chiamarono. Dal 2014 sono qui.

Deve spiegare questo sport a chi non lo conosce, quali sono le emozioni che trasmette e le caratteristiche che deve avere un buon tiratore?
Sai, ognuno ama il suo sport. Per me, da tiratore e da tecnico, il tiro a volo è specchio della mia vita. È sacrificio, impegno, dedizione. Poi c’è l’adrenalina della gara e la concentrazione. Da allenatore cerco di lavorare soprattutto su quella. Tanto lavoro aerobico, tanta resistenza per reggere il fucile, esercizio muscolare. Dopo la gara di trap molte nazionali hanno deciso di non allenarsi il giorno successivo e presentarsi direttamente alla finale del trap a squadre. Io ho portato comunque Alessandra e Gian Marco sul campo, a lavorare. Di meno, ovviamente, ma abbiamo provato lo stesso. È stato un lavoro prezioso dal punto di vista mentale, che ci ha permesso di smaltire in fretta l’euforia della sera prima ed entrare in clima per la finale del giorno dopo. Anche perché quando sei in gara e sai che quel piattello può darti la medaglia devi mantenere la calma, il sangue freddo. E non è facile.

E lei che emozioni ha provato durante le gare?
Per me sono state delle Olimpiadi eccezionali. Innanzitutto per i successi di Alessandra e Gian Marco, che non sono semplicemente gli atleti che alleno, ma sono degli amici, dei compagni di vita, con cui condivido molto anche al di fuori dello sport. Poi perché ho perso mio padre a pochi giorni dalla partenza. Negli ultimi tempi mi diceva sempre: “Ma ‘ste medaglie le portamo?”. Il bronzo e l’argento li dedico a lui. Anche perché rivedendo la finale di Alessandra mi sono accorto di una cosa: lei ha raggiunto il terzo posto con 29 piattelli presi e 11 sbagliati. 29 e 11. Mio padre è nato il 29 novembre. È difficile spiegare l’emozione che ho provato dopo averci pensato. Ridevo e piangevo. È qualcosa che non si può descrivere.

Per il futuro adesso, cosa prevede?
Per ora ho solo due date in mente. La prima è il 23 agosto, quando a San Marino faremo festa grande per celebrare le medaglie. Poi un’altra: il 2024. E le Olimpiadi di Parigi.

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