A Ponzano è in corso la disfida  dell’Abbazia di S.Andrea in Flumine. Teatro dello scontro il Tribunale civile di Rieti. Il Comune vanta i suoi diritti su l’iconico monumento dove vuole realizzare il Museo storico e archeologico. La proprietà privata del complesso che risale all’anno mille invece nega i diritti dell’Ente locale e chiede di tornare in possesso dello spazio concesso in base ad una convenzione stipulata nel 1997. L’atto era propedeutico all’intervento pubblico per il restauro del bene di grande valore storico e artistico avvenuto poi in occasione del Giubileo con un investimento di circa tre miliardi di lire. In base a quell’accordo l’amministrazione comunale aveva avuto in comodato d’uso per mille lire l’anno i locali nel seminterrato del monastero. 

La spazio grande per il Museo archeologico

Uno spazio di duecento metri quadri che doveva ospitare lo scrigno della storia del castro sorto sulla collina ai piedi del Soratte. Ultimo centro della nazione capenate alleata con l’etrusca Veio e dotato di un importante porto fluviale attivo fino all’unità d’Italia. Il sindaco di allora e degli anni successivi però abbandonò subito nel cassetto l’idea del museo e concesse i suoi spazi agli stessi gestori della struttura che utilizza il complesso per “ celebrare le vostre nozze con i suoi eleganti affreschi e l’atmosfera romantica. L‘Abbazia Sant’Andrea in Flumine vi aspetta ..”. Tanti soldi pubblici per un bene ad uso privato.

La proprietà rivuole indietro i locali, 

Ora la sfida, quasi temeraria. La proprietà indicando come causale il disinteresse del gestore pubblico ha chiesto  di rientrare in possesso dei locali nella disponibilità del Comune. Il procedimento è aperto, nei giorni scorsi c’è stata l’udienza preliminare. Il sindaco Sergio Pimpinelli ha reagito nominando un avvocato per resistere alla pretesa visto che il bene conteso è affidato alla pubblica amministrazione per 50 anni. Ma anzi ha fatto notare nelle memoria difensiva che i locali nelle disponibilità del comune in questi anni poco sono stati utilizzati per attività culturali come previsto dall’atto di comodato d’uso e comunque in modo improprio. 

Il sindaco, quello è il luogo della nostra storia millenaria 

“In ogni caso intendiamo tornarne in possesso – spiega il sindaco di Ponzano – difendiamo un bene che seppur privato ha valenza pubblica; difendiamo la volontà dei cittadini di Ponzano di realizzare il Museo, di avere a disposizione lo spazio esterno d’accesso , così come previsto dalla convenzione  e vogliamo anche verificare i titoli di proprietà della chiesa. Quel bene è prezioso, ci rappresenta come comunità ed alla nostra gente non può essere precluso perché è stato recuperato con i soldi di tutti noi per due volte nel ‘59 quando si verificarono crolli e nel 2000. Il titolo di proprietà è privato ma le risorse per farne il gioiello che è, sono dell’erario. All’interno del perimetro sacro di S. Andrea in Flumine è giusto trovi spazio il racconto millenario di questa comunità”. La sfida è aperta.

 

La storia

Scrive il sito www.culturacattolica.it, l’Abbazia di Sant’Andrea in Flumine fu edificata su una collina compresa tra il Tevere e il monte Soratte, su una preesistenza di epoca romana, come ben testimoniano i resti di strutture murarie in opus reticolarum e i pavimenti a mosaico. Dall’VIII secolo i benedettini avviarono un’opera di rinnovamento e valorizzazione del territorio agricolo, rendendo il loro insediamento un punto di riferimento produttivo agevolato dalla presenza di un importante scalo fluviale. Il monastero, secondo il Chronicon di Benedetto, monaco di San Silvestro di Soratte, nacque grazie alla volontà della nobile Galla, moglie o figlia di Simmaco, consigliere di Teodorico che presto si ritirò sul monte dove fece edificare un cenobio (VI sec. ca). A livello documentario il monastero è citato per la prima volta in epoca carolingia, quando papa Paolo I lo donava a re Pipino il Breve (762). Nel 1074 il complesso divenne proprietà del monastero di San Paolo fuori le mura, sotto la cui giurisdizione rimase fino al XV secolo. Passato di commenda in commenda visse anni di declino irreversibile fino alla sua trasformazione in fattoria tra Settecento e Ottocento, tanto che solo nel 1959 ebbe il primo restauro che salvò in minima parte le antiche strutture in gran parte crollate”. Poi venne il Giubileo del 2000.

 

La chiesa abbaziale

La chiesa si colloca in posizione dominante sulle pendici della Via Tiberina che domina e anticamente controllava con facilità.

L’edificio attuale corrisponde ad una ricostruzione del XII sec. della primitiva chiesetta voluta dall’abate Leone. Il complesso era circondato da torri di difesa, delle quali l’unica superstite si trova oggi in linea con l’abside della chiesa, poi sopraelevata per essere riadattata a campanile.

 

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