“Italo, la professoressa Rovere è stata la nostra insegnante di inglese”. Tina Bastianelli e Gianni Rasi, 70 anni, di Rignano Flaminio, sono stati entrambi alunni di Olga Rovere nella classe sperimentale organizzata nell’anno scolastico 1965-1966 e composta da diciassette studenti che, per la prima volta, a Rignano Flaminio scelsero inglese come lingua straniera.

Nella foto Olga Rovere

“Avevamo 11 anni ˗ affermano Tina e Gianni ˗ facevamo la prima Media e le lezioni per la nostra classe si svolgevano al piano terra del palazzo dove oggi c’è il Comune”.

“Bella, di una bellezza atletica, e simpatica, di una simpatia coinvolgente. Bruna, alta, affabile e gentile. La ricordo bene la professoressa Rovere” rammenta Tina.

Nella foto Tina Bastianelli

“Semplice e affabile. Olga Rovere ˗ dice Gianni ˗ a noi studenti dell’epoca è piaciuta sin dal primo momento, per il suo modo cortese e per la comunicativa empatica con cui è riuscita a creare subito un rapporto splendido tra noi e lei, insegnante di una materia che noi, a Rignano, in via sperimentale, iniziavamo a studiare”.

Nella foto Gianni Rasi

“Con il tuo articolo sul ‘Nuovo’ ˗ continua Tina ˗ mi hai riportato alla mente tante cose di quel periodo. Ricordo che quando la professoressa Rovere arrivò a Rignano, proprio nei primissimi giorni di insegnamento, nel presentarsi ci disse di essere anche un’atleta, una nuotatrice, che aveva preso parte a tante gare a livello nazionale e che sarebbe dovuta andare alle Olimpiadi del 1968. La chiamata di ruolo a scuola, invece, le aveva però cambiato i progetti di vita. Il giorno in cui è morta ˗ si commuove ˗ tutti noi restammo come paralizzati, senza fiato. Eravamo così abituati al suo sorriso e alle sue buone maniere che ci sembrò assurdo. Quando ci fu detto dell’incidente mortale restammo senza parole. Non ci credevamo. Non volevamo crederci. Rimanemmo come immobilizzati. Saltarono pure le lezioni quel giorno. La professoressa, oltre che a Rignano, insegnava anche in un’altra scuola a Sant’Oreste e quel giorno stava andando proprio lì. Dal racconto dei miei genitori mi fu detto che insieme a lei in macchina, una 500, c’erano pure altre due insegnanti che si salvarono”.

“Che dispiacere, Italo, quel maledetto giorno! Noi stavamo a scuola ˗ aggiunge Gianni ˗ era la primissima ora quando apprendemmo la triste notizia. Fu un vero e proprio shock. Calò afflizione e malinconia su di noi. Una cosa indescrivibile”.

“Ricordo il giorno dell’intitolazione della scuola ˗ prosegue Tina ˗ c’era il papà, che era un militare, e la mamma. Tanta la gente presente alla cerimonia e tutta triste. Quel giorno, per la prima volta, capii il senso compiuto che lascia in ciascuno di noi la morte. Perché la solennità dell’intitolazione, che avvenne un anno e mezzo dopo l’incidente, ci fece prendere coscienza di cosa significa morire. Piangemmo pensando alla sfortuna che era toccata in sorte a Olga Rovere, che seppur conosciuta per poco tempo ci era entrata per sempre nel cuore per il suo stile, per il suo modo di fare e per il suo modo di porsi”.

“Io qualche anno dopo ˗ mi confida Gianni ˗ ho pure conosciuto di persona il papà di Olga Rovere e fu quando mi arrivò la cartolina militare… che e io non volevo fare. Un giorno andai in un ufficio del distretto militare di Roma e nella stanza, dietro a una scrivania, trovai il colonnello Aldo Rovere, che quando lesse il mio documento di identità e vide che ero di Rignano Flaminio si commosse. Io gli dissi che ero stato un alunno di sua figlia e la cosa, credimi, lo fece scoppiare in lacrime…”.

Nella foto Aldo Walter Rovere, padre di Olga Rovere

“A volte, quando rifletto sulla sua morte ˗ dichiara Tina ˗ penso pure che il suo destino, quel giorno, in un modo o nell’altro, era come se fosse stato segnato dal fato. Il 28 gennaio del 1966, infatti, se lei non avesse avuto l’incarico scolastico da noi a Rignano Flaminio, sarebbe probabilmente morta nella tragedia di Brema, nell’incidente aereo che da Francoforte a Roma stava riportando sette giovani nuotatori italiani, quattro uomini e tre donne, che erano andati in Germania per partecipare a una gara internazionale. A volte, davvero, quando rivado con la mente a quel 28 gennaio di 59 anni fa mi prende una sorta di turbamento, mi cala un velo di tristezza infinita”.

Nella foto la prima pagina della “Gazzetta dello sport” sulla tragedia di Brema

Tina Bastianelli, ora in pensione, nella sua vita ha lavorato come impiegata del Comune di Rignano Flaminio. “Durante i tanti anni di lavoro in Comune ˗ confida ˗ mi è capitato spesso di avere tra le mani documenti riguardanti l’Istituto Comprensivo Olga Rovere. E, credimi… ogni qual volta mi capitava di leggere il nome e il cognome della professoressa Rovere era come se il tempo per me all’improvviso si fermasse e tornasse a quel sciagurato giorno d’inverno del 1966…”.

Gianni Rasi, anch’egli in pensione, ha lavorato fino al 2019 pure lui presso il Comune di Rignano Flaminio. “Quando in paese passo davanti alla scuola Olga Rovere e leggo la targa è come se tornassi con le lancette dell’orologio indietro nel tempo. Rivado a quegli anni e a quell’insegnante di cui non sapevo le origini. Un’insegnante che mi è rimasta dentro al cuore. Il fatto di aver saputo che la sua famiglia era fuggita da Fiume e di essere stata anche lei una profuga di quella terribile pagina storica delle foibe non ha fatto altro che sommare rabbia a tristezza. La storia umana di questa giovane professoressa va fatta conoscere, soprattutto ai giovani, perché per una Comunità è importante riscoprire il proprio passato, che nel caso di Olga Rovere è fatto di storia nella Storia”.

Proprio così. La piccola e la grande Storia mai come in questo caso è un tutt’uno da tramandare in segno di Memoria, personale e collettiva. Che poi è quello che stanno facendo i giovani studenti della Terza media dell’Istituto Comprensivo Olga Rovere di Rignano Flaminio. Dando “voce a Olga Rovere” danno ascolto alla Storia.

Nella foto la testata del giornalino scolastico “Olga Rovere News” dell’I.C. di Rignano Flaminio

Leggi la prima parte del servizio speciale su Olga Rovere

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