Nella foto Olga Rovere

Il 28 gennaio del 1966 era un venerdì e alle prime luci dell’alba, sulla Via Flaminia, nei pressi di Sant’Oreste, Olga Rovere, un’insegnante di 24 anni di Roma, con cattedra di lingua e letteratura inglese a Rignano Flaminio, perse la vita in un incidente stradale.

“Il Messaggero”, il giorno seguente, nella cronaca di Roma, a pagina 5, in un articolo ˗ corredato da due foto: di lei con i suoi alunni e della 500 accartocciata su cui viaggiava insieme a due sue colleghe, sopravvissute alla sciagura ˗ nel raccontare la fatale cronaca dell’incidente titolò: “Una giovane professoressa perde la vita in uno spettacolare incidente a Sant’Oreste”.

Il nome e cognome di quella insegnante, Olga Rovere, il suo modo di formare, il suo entusiasmo, la sua passione e le sue capacità empatiche erano così entrati nelle simpatie degli alunni e delle loro famiglie che, nel 1967, un anno dopo la sua morte, il Comune di Rignano Flaminio, in suo perenne ricordo, pensò bene di intitolargli il plesso scolastico.

Nella foto il plesso scolastico “Olga Rovere di Rignano Flaminio

Chi era Olga Rovere? L’attuale Istituto Comprensivo Statale che porta il suo nome, sotto la direzione della professoressa Marisa Marchizza, dal mese di maggio dello scorso anno ha avviato un percorso di ricerca e di studio sulla sua figura, dal titolo Una voce per Olga Rovere, rivolto alle classi Terze e curato dalle professoresse Luciana Del Vescovo e Maria Rita Paterniani e dal professore Mario De Felicis.

Nella foto la testata del giornale scolastico “Olga Rovere News” dell’Istituto Comprensivo “Olga Rovere” di Rignano Flaminio

Il progetto ha già dato i primi risultati, pubblicati sul giornalino scolastico Olga Rovere News, il cui caporedattore è l’amico giornalista e professore Lamberto Rinaldi, che “dirige” una folta redazione composta da volenterosi studenti appassionati alla lettura e alla scrittura.

“Grazie al loro lavoro e grazie soprattutto alla disponibilità di Marino Micich e del “Centro di Studi Fiumani” ˗ è scritto in un articolo apparso sul loro ultimo numero ciclostilato ˗ abbiamo potuto pubblicare un articolo, firmato da Giuseppe Schiavelli, che traccia la storia di Olga Rovere e ricorda il giorno in cui la nostra scuola le venne intitolata”.

Nella foto la prima pagina del giornalino scolastico “Olga Rovere News”

Tramite la ricerca degli alunni, così, si viene a sapere che Olga Rovere era laureata in Scienze Politiche e che oltre all’inglese conosceva il giapponese e lo spagnolo e che da quest’ultima lingua tradusse in italiano diverse canzoni latino-americane in voga in quegli anni, e che era anche una abile e competitiva nuotatrice a livello nazionale, distintasi in diverse gare. Fatalità vuole che il giorno della sua drammatica morte coincide anche con la “tragedia di Brema”, in cui persero la vita sette atleti della nazionale di nuoto, un tecnico federale e un telecronista Rai, in ciò che è passato alla storia come il più grave incidente aereo nella storia del nostro sport insieme al disastro del Grande Torino a Superga.

L’articolo, rintracciato e riportato sul giornalino scolastico, è un preziosissimo documento anche ai fini storici e va ad aggiungere valore di Memoria alla testimonianza in vita dell’insegnante, perché porta a conoscenza che Olga Rovere era figlia di Aldo Walter Rovere, profugo di Fiume negli anni delle foibe. Una notizia, questa, che a Rignano Flaminio nessuno o in pochi conoscono. Una conoscenza che va perciò ad accrescere l’attenzione, l’interesse e la curiosità intorno alla narrazione di questa giovane e sfortunata insegnante, la cui famiglia fuggì da Fiume e arrivò Roma per garantirsi la sopravvivenza.

Nei giorni scorsi, dopo aver partecipato a un’iniziativa dedicata al Giorno della Memoria svoltasi proprio alla scuola Olga Rovere e aver appreso della scoperta degli studenti di Rignano, partendo da ciò che erano riusciti a scovare, mi sono messo sulle tracce della famiglia dell’insegnante.
Da un articolo apparso sul giornale “La Voce di Fiume” del 25 giugno 1985, ho scoperto che… il padre, Aldo Walter, colonnello del distretto militare di Roma, nato a Basiliano (UD) il 4 marzo del 1913, vissuto a Fiume con i suoi zii, il dottore Holtzabeck e la professoressa Burich, è morto il 7 maggio del 1985 all’ospedale del Celio di Roma, città dove si era trasferito a guerra finita in quanto, appunto, profugo. Coniugato con Sara, ebbero due figlie Olga e Maria Luigia. Fu combattente prima in Spagna e poi in Africa e quindi in Corsica, in Francia.

Queste ulteriori informazioni rappresentano un altro tassello utile a comporre il mosaico di vita di Olga Rovere. A dimostrazione di quanto lo studio e la ricerca siano importanti per rivivere il percorso personale e collettivo di una comunità tesa alla documentazione della propria storia. E che, come in questo caso, parla di un vissuto che va a collegarsi a doppia mandata alla grande Storia.

Ogni anno, in Italia, il 10 febbraio si celebra il Giorno del Ricordo, che riporta alla mente proprio l’esodo giuliano dalmata e che commemora il massacro delle “foibe”, avvenuto durante e subito dopo la seconda guerra mondiale, da parte degli uomini di Tito e dei servizi segreti militari jugoslavi, che si macchiarono di crimini orribili gettando i corpi di alcune vittime, o in alcuni casi anche di persone ancora in vita, in inghiottitoi carsici chiamati “foibe”. Una pagina di Storia tragica quanto terribile.

I profughi fiumani e istriani ˗ emigrati forzati della maggioranza dei cittadini di nazionalità e di lingua italiana dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia, e anche di un cospicuo numero di cittadini italiani o che lo erano stati fino poco prima, di nazionalità slovena e croata ˗ tra il 1945 e il 1955, furono tra le 250 mila e le 350 mila persone. Si calcola che di questi 13.000 italiani della Venezia Giulia, Fiume e Zara furono accolti nel Lazio, di cui 8.600, dai numeri ricavati dagli archivi della prefettura, nella sola Roma e provincia.

Quest’anno, quindi, il 10 febbraio, per Rignano Flaminio, alla luce della scoperta dei loro alunni Medi, avrà un valore doppio, dal momento che la storia di Olga Rovere va a incrociare il passato recente della nostra esistenza civile, politica e sociale. Un valore doppio, perché va a unire il piccolo con il grande vissuto della Storia, che è sempre di più maestra di vita, tramite un personaggio che ha fatto, fa e farà parte del patrimonio formativo di intere generazioni di uomini e donne di Rignano, e non solo.

Viva la scuola che forma, un encomio agli studenti e agli insegnanti dell’Istituto di Rignano Flaminio, un bacio al cielo in ricordo di Olga Rovere e buona Memoria!

Leggi la seconda parte del servizio speciale su Olga Rovere

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