l 3 agosto 1908 i fratelli Bouyssonie trovarono nella grotta di Chapelle-aux-Saints, nel sud-ovest della Francia, i resti di uno scheletro dell’uomo di Neanderthal in una fossa scavata nel substrato calcareo, lunga 1.45 m, larga 0.85 m, profonda 0.39 m.

La tomba apparteneva a un uomo adulto vissuto tra i 56.000-47.000 anni fa. Vicino alla cranio sono stati trovate ossa di animali combuste. Tuttavia, l’argomento è ancora dibattuto perché alcuni studiosi ipotizzano che la sepoltura non sia stata intenzionale.

Dalle analisi paleopatologiche è emerso che l’uomo soffriva di una patologia: la brucellosis, malattia infettiva zoonotica.

L’uomo di Neanderthal prima

Precedenti ricostruzioni (imprecise) sembravano esageratamente scimmiesche, come un disegno del 1909 del pittore ceco František Kupka che ha avuto un ruolo chiave nell’immaginario collettivo dell’uomo di Neanderthal.

La ricostruzione dell’uomo di Neanderthal di La Chapelle-aux-saints pubblicata da František Kupka nel 1909 su “L’Illustration”
Com’è stato ricostruito?

Per l’approssimazione facciale, l’artista forense Cícero Moraes, ha utilizzato le scansioni di tomografia computerizzata (TC) esistenti del cranio e importando misurazioni lungo “il piano di Francoforte” (una linea che passa dalla parte inferiore dell’orbita oculare alla parte superiore dell’apertura dell’orecchio). sulla base di un teschio umano estratto da un database di donatori. Ciò ha fornito ai ricercatori la struttura necessaria per generare la forma del viso.

Dopo aver costruito l’ossatura del volto, Moraes ha ricostruito i tessuti molli (come pelle e muscoli) utilizzando precisi marcatori. Infine, con l’aggiunta di dettagli come il gradiente di colore della pelle, la barba e i capelli tutto è stato reso più realistico.

Ricostruzione facciale dell’uomo di Neanderthal ritrovato a La Chapelle-aux-Saints. Da sinistra a destra, la versione “neutra” e quella a colori, con barba e capelli. [Credit: ⒸCicero Moraes]
Conclusioni e prospettive di ricerca
Francesco Galassi, coautore dello studio, ha detto: “Se si osservano attentamente le approssimazioni offerte nel corso degli anni, che coprono quasi un secolo, si può notare come i tratti somatici di quest’uomo di Neanderthal si siano addolciti e ‘umanizzati’, abbandonandone una percezione o interpretazione più brutale, che ne caratterizzava l’idea che gli antropologi del passato avevano dei Neanderthal”. Negli ultimi decenni la ricerca è andata avanti, dimostrando che l’uomo di Neanderthal aveva la capacità di costruire strumenti, utilizzare e il fuoco, seppellire i propri morti e forse avevano anche delle piccole pratiche rituali.
Questa ricostruzione conferma che l’uomo di neanderthal sia molto vicino nell’anatomia e nella fisiologia all’Homo Sapiens, offrendo nuove prospettive sull’uomo antico e sulla nostra evoluzione.
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