RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DAL SINDACO DI
CASTELNUOVO DI PORTO RICCARDO TRAVAGLINI.
“La discarica di Magliano Romano è veramente una brutta storia. Un film horror, una tempesta perfetta, voluta da tanti, troppi.
Ho letto con fatica il provvedimento di compatibilità ambientale, un atto che non lascia scampo: pone sotto i nostri occhi una situazione che nel futuro prossimo, di fatto, stravolgerà la vita delle nostre comunità da un punto di vista economico e sociale.
Il sito si trova a Magliano Romano, ma potremmo chiamarla sicuramente la discarica di Castelnuovo di Porto, di Morlupo, di Rignano e poco cambierebbe. E’ praticamente all’interno del Parco regionale di Veio!
Dire no è scontato: chi vorrebbe una discarica vicino casa? La risposta è semplice: nessuno!
Stavolta però il dissenso non è solo un riflesso difensivo delle nostre comunità, è un No elaborato, un No tecnico e di metodo ma soprattutto è un NO politico.
Quattro imprenditori, con il benestare del Consiglio regionale, hanno deciso di cambiare le sorti di questi territori, riempiendo una buca per sotterrare i rifiuti della Capitale d’Italia e della sua provincia.
Roma deve imparare a smaltire i propri rifiuti all’interno del suo perimetro, qualche centro commerciale in meno e troverà spazio. Forse un termovalorizzatore di ultima generazione, di iniziativa pubblica, come quelli di Bolzano o di Acerra, sarebbe stato meglio. Invece siamo andati dietro ai capricci inattuabili di quelli della scatoletta del tonno!
Qui invece si è voluto risolvere il problema d’arbitrio, senza rispetto dei principi europei che imporrebbero una gerarchia nel trattamento dei rifiuti (riduzione, riciclo, riutilizzo, recupero energia e solo alla fine smaltimento in discarica).
Però se vuoi risolvere il problema come nel medioevo, ecco cosa devi fare e cosa hanno fatto: prendi la mappa della tua Regione, verifichi l’indice demografico, trascini la matita su quella parte del territorio più vicino all’emergenza, in questo caso più vicino a ROMA, ti accerti che in quella zona non ci sia rappresentanza politica (nessun consigliere regionale eletto, nessun parlamentare che in qualche modo potrebbe essere di ostacolo all’obiettivo) e in quella determinata area individui una discarica già esistente ed in esercizio.
Sistemi i problemi di localizzazione con un emendamento bipartisan al piano dei rifiuti approvato dalla maggioranza e forse, con 5 minuti di orologio, risolvi un problema atavico che si trascina da più di vent’anni. Semplice. Tutti promossi, con lode!
In fondo, bisogna trovare una soluzione ad una situazione emergenziale con il minor rischio politico-elettorale, magari con l’aiuto di imprenditori pronti a farsi avanti, soprattutto di fronte ad una politica in ginocchio.
Poco importa che il sito sia a 800 metri dall’abitato, in prossimità di un liceo, nelle immediate vicinanze di aziende agricole che producono carne, latte, zafferano, cereali.
Per non parlare del fatto che a poche centinaia di metri ci siano pozzi utilizzati dalla popolazione e che nel piano di cava affiori la falda, non tralasciando che l’area sia già parzialmente contaminata e che i camion debbano attraversare i centri abitati in assenza di infrastrutture adeguate allo scopo.
Il metodo prescelto è calpestarci tutti, ma non sarà facile, perché i territori devono essere gestiti dalle proprie rappresentanze, in virtù di un mandato elettorale e non da quattro imprenditori che non sanno nemmeno dove siano Magliano Romano e Monti della Grandine. Potremmo proporre alla signora Fusco, ai signori Bellucci, alla signora Armini e al Presidente della Berg S.p.A di venire a vivere nei pressi della discarica, così da farci stare tutti più tranquilli.
Li aspettiamo, siamo territori accoglienti.
Non vorremmo trovarli, a distanza di qualche anno, sotto il sole delle Mauritius e noi, cittadini, costretti a mangiare in estate, chiusi in casa, senza poter minimamente aprire le finestre!
Oltre le loro azioni ci sono le nostre attese, comprese le mie, che però da oggi in poi non troveranno più spazio.
Forse avremmo potuto fare di più, lo dico anche a me stesso: leggendo bene quelle tre righe all’interno di mille pagine, avremmo potuto impugnare il Piano dei Rifiuti, proporre l’allargamento dei confini del Parco di Veio, richiedere l’imposizione di vincoli puntuali alla Sovrintendenza, portare in Tribunale chi aveva l’obbligo di provvedere alle tante criticità già presenti nel sito, impedendo la continuazione di una attività, già di per sé fuori legge.
Inoltre non abbiamo pianificato la gestione dei rifiuti che ci consentisse l’autosufficienza, non abbiamo richiesto l’inserimento del sito nelle aree già a rischio ambientale, ma soprattutto, qualcuno ha pensato che questa potesse diventare la battaglia politica di una o dell’altra parte per incassare qualche manciata di voti alle prossime elezioni.
Prendere i voti e poi continuare a vivere nei pressi di una discarica servirebbe a poco! Possiamo vincere questa battaglia solo se tutti i territori saranno compatti anche perché in termini numerici e di voto, contiamo veramente poco.
Se contassimo di più avremmo una ferrovia perfettamente funzionante, strade ben manutenute, presidi sanitari di ogni genere, ma non è così!
Per fortuna esistono i comitati che ci sollecitano a non perdere ulteriore tempo. E allora continuiamo a lottare TUTTI UNITI contro questo scempio.
Sicuramente proporremo il ricorso al TAR. Poi dovremmo chiedere al CDA del Parco di Veio l’allargamento del vincolo e provare ad istituire nuove governance sostenibili sulla gestione dei rifiuti in risposta, a chi pensa che le discariche siano ancora il futuro. Al Consiglio Regionale dovremmo chiedere di modificare il piano rifiuti e di non considerare più la provincia come la pattumiera di Roma.
E allora andiamo tutti insieme a difendere i nostri territori. Insieme vuol dire Sindaci, associazioni, cittadini, partiti politici, movimenti, ma soprattutto gli studenti a cui la discarica di Magliano ha tolto l’orizzonte, con il solo obiettivo di garantire un futuro sano a chi, come noi, ancora crede che la tutela dell’ambiente e della vita siano pilastri della nostra Costituzione.
Noi, con radici di matrice sempre più etrusca e meno romana.
Avanti tutta!”
Riccardo Travaglini
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