Il CNSAS Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico nasce il 12 dicembre 1954, è una libera associazione di volontari accomunati dall’amore per la montagna, con l’intento di organizzare il soccorso nelle località montane. Il CNSAS svolge diverse attività che abbiamo approfondito con Walter Milan Responsabile Nazionale Comunicazione CNSAS.

foto Baruffaldi, Direzione Nazionale CNSAS

Come si vive la montagna in sicurezza?

La montagna è affascinante e ci permette di vivere un intenso contatto con la natura, ma ha alcune regole importanti, che vanno rispettate per evitare incidenti. La prima è la preparazione, fisica e mentale, oltre che logistica. Qualsiasi attività in montagna va preparata prima: informandosi sul meteo, percorsi e eventuali vie d’uscita, per le banali escursioni. Oppure preparandosi tecnicamente e fisicamente con appositi corsi del Club Alpino Italiano o delle Guide Alpine per le attività più impegnative, come alpinismo, arrampicata, ferrate. Un approccio prudente permette di vivere la montagna con consapevolezza e divertimento.

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Come si diventa membro del soccorso alpino?

È necessario essere buoni alpinisti o speleologi, con alle spalle diversi anni di esperienza e frequentazione della montagna. È possibile contattare i servizi regionali (l’elenco è sul sito www.cnsas.it) e richiedere di essere ammesso alle selezioni annuali: se superate inizia la fase di formazione, che dura circa un anno, dove vengono insegnate le basi del soccorso in montagna e in ambiente ostile, e poi, per step, si inizia ad operare. Le qualifiche superiori vengono acquisite dopo alcuni anni di attività nel Soccorso Alpino e Speleologico.

foto Baruffaldi, Direzione Nazionale CNSAS

Fate dei corsi di formazione?

I corsi sono riservati a chi supera l’esame di accesso, dopo aver dimostrato le capacità alpinistiche. Nel Soccorso Alpino la formazione per i nostri uomini è poi continua: ogni mese in media due giornate vengono dedicate a mantenere e aumentare l’addestramento e le capacità tecniche: ci sono specializzazioni differenti, come gli speleologi, i cinofili, i tecnici di elisoccorso, gli speleosub. Ogni qualifica e settore ha propri programmi di addestramento… che sono tutti particolarmente impegnativi, ma assolutamente necessari visto l’ambiente complesso dove andiamo ad operare.

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Quali sono le competenze richieste ad un soccorritore?

Per diventare un componente del Soccorso Alpino e Speleologico bisogna avere un minimo di 18 anni e un massimo di 45. Serve una profonda conoscenza dell’ambiente montano, in estate e in inverno. Saper arrampicare, sciare fuoripista, sapersi orientare di notte e di giorno, e conoscere molto bene il proprio territorio. Oltre a questo durante i corsi le nostre Scuole Nazionali insegnano le tecniche di Socorso Alpino, con l’uso dell’elicottero e con squadre di terra, e una buona parte dell’addestramento riguarda la formazione sanitaria, che prevede la prima gestione delle principali emergenze mediche che possono succedere in ambiente impervio.
Ai nostri uomini è richiesta una forma fisica molto elevata, grande capacità tecnica in montagna ma anche la capacità di lavorare sotto stress e in condizioni ambientali a volte proibitive.

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Chi è il coordinatore e che compiti ha nelle operazioni di ricerca?

La ricerca di persone disperse in montagna o in ambiente impervio impiega molte energie e molto personale del Soccorso Alpino. Di solito le operazioni di ricerca più complesse vengono gestite da un nostro Direttore delle Operazioni di Soccorso (DOS), che si avvale della collaborazione tecnica di Coordinatori delle Operazioni di Ricerca e tecnici formati specificatamente per queste emergenze. Vengono utilizzati dei particolar computer, con una cartografia 3D sviluppata dal Soccorso Alpino, per dividere il territorio in piccole zone affidate ognuna ad una o più squadre di ricerca. È fondamentale poi il ruolo del coordinatore per gestire anche i rapporti con i familiari e gli amici dei dispersi, che forniscono spesso indicazioni preziose, e i rapporti con le altre forze sul campo, militari e civili. È importante ricordare che la legge affida al Soccorso Alpino e Speleologico un compito di coordinamento di tutte le organizzazioni presenti, quando le operazioni di soccorso si svolgono in ambienti naturali particolarmente severi.

foto Baruffaldi, Direzione Nazionale CNSAS

Le richieste di soccorso sono più frequenti d’inverno oppure d’estate?

Purtroppo le chiamate sono sempre numerose. In totale abbiamo effettuato 9.554 missioni di soccorso nel 2018. Mai così tante, nella storia del Soccorso Alpino e Speleologico. Aumentano gli incidenti in montagna, in grotta, dove l’ambiente è impervio. L’ 11% di queste è dedicato alla ricerca di persone scomparse e un 9% che ha interessato le richieste di soccorso nei comprensori sciistici. La rimanente parte di percentuale, piuttosto corposa, è suddivisa fra interventi di protezione civile, valanga, forra, grotta, evacuazione impianti a fune. Da notare che a livello statistico gli interventi di protezione civile sono conteggiati come eventi singoli, ma in realtà presuppongono spesso lunghe ore, e a volte più giornate, di lavoro intenso. È sempre l’escursionismo, con il 40,4% delle chiamate al NUE 112 o al 118, ad essere in testa a questa particolare classifica. Secondo i dati del Soccorso Alpino e Speleologico il 2018 ha visto un numero complessivo di 458 vittime in montagna e dove l’ambiente naturale è severo.

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Diamo consigli utili… come ci si deve comportare in caso d’incidente in montagna? E cosa si deve evitare di fare?

Per il soccorso in montagna è necessario chiamare il numero 118 o il numero unico di emergenza 112, chiedendo l’intervento immediato del Soccorso Alpino. Non muoversi e restare in gruppo, possibilmente in un luogo sicuro, al riparo da sassi, valanghe e fulmini. Tenere sempre, se possibile, un secondo cellulare con batteria carica e dare il numero alla centrale operativa. Comunicare con estrema precisione l’esistenza di ostacoli al volo degli elicotteri in zona con riferimento particolare a linee elettriche, teleferiche, cavi sospesi di qualsiasi natura. Raggruppare in un unico posto zaini, felpe, e tutti gli oggetti che potrebbero volare via. Aspettare l’intervento con l’elicottero o via terra del Soccorso Alpino, stando attenti a non restare senza la possibilità di comunicare, ad esempio con lo scaricamento della batteria del cellulare.

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Per affrontare un’escursione in montagna quanto è importante la dieta, l’allenamento, la conoscenza del territorio e l’equipaggiamento?

La preparazione fisica è fondamentale, come pure la “forza” mentale e il buon equipaggiamento. Noi diciamo sempre che “l’escursione inizia la sera prima”, con un’attenta analisi del meteo (meglio rinunciare se non è sicuramente buono) e del percorso, che va scelto in base alla propria forma fisica. Poi nello zaino non devono mai mancare: viveri e acqua a sufficienza, integratori salini, vestiti caldi e per proteggersi dalla pioggia, compreso un cappellino e occhiali da sole, e una piccola lampada frontale. Consigliamo anche di dotarsi di battery pack aggiuntivi per il cellulare e di abituarsi alle tecnologie che possono indicarci la nostra posizione e coordinate: APP dello smartphone, orologi per trekking, localizzatori satellitari. Conoscere la propria posizione con esattezza, in caso di soccorso, accorcia tantissimo i tempi d’intervento.
Non sottovalutate l’allenamento: percorrere i tragitti più velocemente e stancandosi meno garantisce maggiori margini di sicurezza.

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