Non si tratta di un cambiamento rivolto esclusivamente al futuro, ma in piena fase di sperimentazione e già in atto in molte città europee. Se fino agli anni novanta la nozione di sostenibilità applicata al settore trasporti teneva prevalentemente conto delle problematiche ambientali, oggi il concetto è stato ampliato includendo molti altri fattori, come le congestioni dovute al traffico, la sicurezza stradale, l’utilizzo di fonti rinnovabili e la qualità dell’aria. Tutti questi elementi vengono costantemente analizzati sulla base di alcuni parametri fondamentali: il primo è lo sviluppo di un mercato interno che unisca equità sociale e competitività. Le nuove modalità di trasporto devono portare dei vantaggi a tutti gli strati sociali, con maggiore attenzione verso chi ha esigenze particolari ( bambini, anziani, disabili o residenti in zone svantaggiate ). Accessibilità e mobilità attiva giocano un altro ruolo fondamentale: si tratta di due principi interconnessi ma da non confondere, là dove per accessibilità si intende la facilità di raggiungere una destinazione e per mobilità attiva l’effettiva possibilità di spostamento.

Un buon esempio è fornito dalle grandi città, dove l’accessibilità è molto facile ma la mobilità estremamente difficoltosa a causa del traffico. Tutto ciò è realizzabile incrementando sistemi di mobilità intermodale, basati sul miglioramento del servizio di trasporto pubblico e del car sharing e bike sharing. La bicicletta in particolare è il mezzo di trasporto più sostenuto nei progetti per la mobilità del futuro.

( Foto di Elisa Camilli )

Ma non basta: incentivare la mobilità alternativa – a piedi o in bicicletta – e l’uso condiviso di mezzi privati rappresentano altri importanti obbiettivi. Purtroppo il nostro paese non brilla in materia di impatto ambientale. A maggio dello scorso anno, la Commissione UE ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia Europea per aver violato le normative antismog e secondo un report commissionato da Greenpeace Italia al Wuppertal Institute, Roma si colloca ultima nella classifica delle città europee in ambito di mobilità sostenibile. Da allora, stando ai dati diffusi dall’ISPRA ( Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ) la situazione è leggermente migliorata: a dicembre 2018 la stima trimestrale delle emissioni di gas serra ha registrato un decremento pari al – 0,4%. A Roma i progetti per realizzare infrastrutture all’avanguardia sono parte integrante del Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile ( PUMS ).

L’obbiettivo è migliorare il trasporto pubblico e la gestione della viabilità locale: da nord a sud è prevista la realizzazione di nuove piste ciclabili, isole ambientali e zone 30, ovvero tratti urbani a circolazione ridotta o con limite di velocità a 30km/h. Se effettivamente rispettato, il piano potrebbe cambiare il volto della capitale. Ma anche in provincia – dove sicurezza stradale e incremento del trasporto pubblico giocano un ruolo chiave – qualcosa si sta a poco a poco muovendo. Il 22 gennaio scorso i comuni di Castelnuovo di Porto, Morlupo e Capena hanno sottoscritto la convenzione per la gestione associata del servizio di trasporto pubblico locale, e anche il comune di Campagnano si è dimostrato sensibile al tema della sostenibilità con la recente installazione di colonnine per la ricarica delle vetture elettriche in più zone del paese. Senza dubbio, con un miglioramento concreto del servizio di trasporto pubblico sarebbe più facile cambiare abitudini e diminuire il nostro impatto ambientale, tanto in città quanto in provincia.

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