di Maria Vittoria Massarin

Storia di Arnaldo Fraccaroli, cronista del Corriere della Sera

Ho sempre amato la storia e ho sempre creduto nella magia che si cela dietro il poter leggere ciò che si studia sui banchi di scuola, raccontato in prima persona da chi ha fatto la storia. È anche per questo che “La dolce vita di Fraka” mi ha piacevolmente sorpresa. Ritrovare fra le pagine del libro di Gianpietro Olivetto Gramsci, Facta, Puccini e molti altri, è stato un tuffo nella storia italiana più recente che, per deformazione professionale, non potevo non apprezzare. Il libro, poco meno di 500 pagine accompagnate da foto, lettere e documenti d’epoca, è pubblicato dalla casa editrice All Around nella collana ‘Giornalisti nella storia’, con prefazione di Gian Antonio Stella.

Olivetto, nato nel 1950 a Lonigo, adesso vive a Sacrofano ed è un giornalista professionista. Quando tempo fa mi scrisse per propormi di leggere il suo libro, la gratitudine iniziale ha quasi subito lasciato il posto a un timore: come si fa a rendere giustizia a un’opera scritta da un “collega”, sulla vita di uno dei più illustri “colleghi” del passato? Dopo tanto riflettere, ho pensato che il modo migliore fosse scriverne di getto, prendendo in prestito alcune delle parole di Gianpietro e lasciandosi accompagnare dalle avventure di Arnaldo Fraccaroli.

La storia di Fraccaroli, raccontata attraverso un’approfondita analisi dei suoi articoli e delle sue opere, concede il lusso di poter rivivere gli eventi salienti dello scorso secolo, stimolando una riflessione su quanto sia mutata l’Italia e con essa il mondo del giornalismo.

“Oggi come ieri, curiosità, preparazione, sacrificio e umiltà, consapevolezza del servizio, capacità di osservazione, di comprensione e di descrizione, senso di responsabilità e sforzo di informare in maniera obiettiva, indipendenza e dignità di fronte ai potenti di turno e comprensione verso i deboli, onestà, semplicità e precisione, costituiscono l’essenza, le caratteristiche della professione più bella del mondo”.

“Fraka”, come lo chiamavano tutti, aveva uno spiccato talento nel raccontare tutto quello che succedeva intorno a lui sotto forma di articoli, romanzi, diari di viaggio, saggi, biografie e lavori teatrali, tutti accuratamente riportati alla fine del libro, nel capitolo finale “La produzione letteraria di Fraka”.

Per quasi 50 anni inviato del Corriere della Sera, Fraccaroli ha vissuto i decenni caldi della storia d’Italia raccontando la Prima guerra mondiale, con le storie dal fronte orientale, il fascismo, la Seconda guerra mondiale, e documentando anche i suoi lunghi viaggi. È proprio il racconto di uno di questi viaggi che introduce un altro storico personaggio del panorama letterario italiano: Emilio Salgàri. Raccontando della sua visita in India, Fraka cercherà di staccarsi “dal fascio dei ricordi letterari, dal sentito dire, dalle cose sapute e mantenute dalla tradizione, dalla voglia di forzare i toni per dare più attrattiva al quadro. Rivolgendosi quindi a Salgàri e a quanti come lui hanno scritto di un Paese “abitato da rinoceronti, da bufali, da elefanti selvaggi, e specialmente da tigri”, che Fraccaroli ha avuto la “fortunata delusione” di non incontrare.

“Si passa attraverso il fitto groviglio della giungla nella quale vivono pantere e orsi: ma si capisce che oggi i cari animali si sono dati appuntamento altrove. Sarebbe bello dire che ho avuto l’emozione di incontrarli, di essere magari attaccato, e di essere sfuggito grazie a coraggiosi accorgimenti e a prodigi di valore. Ne potrebbe venire una magnifica descrizione, sul tipo di quelle che tante volte si leggono: ma assai mi piace di dire la verità. Finora io non ho visto belve che nei giardini zoologici.”

Altra menzione speciale, meritano il ricordo della rubrica su un giornale di trincea “Lettere del soldato Baldoria”, curata da Fraka che, firmandosi come Baldoria, scriveva alla sua Teresina: “Ciao amore a grandissimo calibro, ti mando un bacio da 305” e “Amore mio intangibile, scatola di carne in conserva delle mie aspirazioni”.

In questo libro, Olivetto riporta in vita Fraccaroli nel migliore dei modi: facendo parlare Fraka stesso, attraverso le sue opere. Regalando a quanti non lo conoscono un’opportunità di fare la sua conoscenza in maniera naturale, e dando a tutti quelli che già lo conoscevano la possibilità di viverlo quasi in prima persona, con il valore aggiunto della lente di ingrandimento da giornalista.

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