Nella foto Teru Iaquinta, Sahoko Takahashi e Asaki Iaquinta

“Itaca”, questa rubrica che è isola ma anche nave di conoscenza, ha fatto “scalo” a Castelnuovo di Porto in occasione del finissage della Mostra SA-A-TE tanto originale quanto empatica, allestita per oltre un mese, in quattro sale espositive della Rocca, e realizzata da sei mani intergenerazionali, autenticamente costitutive e naturalmente formative, di una madre, Sahoko Takahashi, e dai due suoi figli, Asaki e Teru.

“Noi siamo SA-A-TE. Madre e figli, tre artisti ˗ è scritto nel pannello di presentazione dall’artista madre Sahoko Takahashi ˗ che cercano di trasmettere l’essenzialità della natura attraverso l’arte e di dimostrare quanto sia semplice vivere in armonia con la natura attraverso gli esempi della genuinità, della sintonia, della gratificazione quotidiana. A casa nostra non mancano mai fogli (prevalentemente di riciclo, colori, libri, musica. Se non sai leggere, impari a leggere. Se non sai suonare uno strumento musicale, impari a suonare (qualsiasi cosa che emetta un suono o la tua voce tramite il cantare) oppure impari ad ascoltare. Ma davanti a un foglio e una matita sai già cosa fare, istintivamente…”.

E di istinto è pregna ogni Opera. Lo percepisci, lo cogli, lo vedi. Perché ognuna delle Opere ha la particolarità di un tutto che riporta all’origine dell’idea per cui è nata. Pennello, manata, colore, adesivo, carta, colla… tutto diventa ordine naturale nella confusione apparente della creatività, che segue tempi diversi e modalità differenti, insoliti, analoghi, simili e vari per ciascuno dei tre autori. Tre artisti in bilico tra disegno, pittura, tinta, descrizione, rappresentazione e descrizione emotiva propria, intima e confidenziale, ospitale e carnale, calda e reale.

“Da genitore ˗ sottolinea Sahoko Takahashi nel pannello di cui sopra ˗ ho scoperto un nuovo tempo insieme ai miei figli. Lavorare insieme a loro quindi non ha rappresentato più un tempo sottratto a me stessa diventando piuttosto il mio nuovo tempo”.

La libertà di espressione, senza condizionamenti, è il filo conduttore che lega ogni singolo quadro e che avvolge a doppia mandata il senso stesso che l’ha ispirata: l’amore per il bello. Che c’è già in natura, attorno a noi. E che il tempo, la sua velocità, la sua folle corsa e rincorsa, il più delle volte non ci fa cogliere nella sua forma, nella sua sostanza e nella sua interezza. Perciò serve amore, nel significato più alto, e naturale, classico, del termine. Amore per se stessi, cura per gli altri e riguardo nei confronti di ciò che ci gira attorno e dentro di noi.

Ogni singolo scarabocchio fatto da un adulto o da un bambino ha un messaggio, è vita sperimentata in altro modo e proprio perché privo di regole permette di andare oltre noi stessi.

“I valori e il rispetto ˗ conclude Sahoko Takahashi ˗ arriveranno di conseguenza”. Insieme alla gentilezza, aggiungo io. Che tutto può e tutto fa. Proprio come ci insegna questo lavoro corale che già dal titolo SA-A-TE è un invito a prendersi cura reciproca. Gli uni degli altri. A partire dai bambini.

Un plauso a questo esperimento di arte oltre l’arte, agli artisti in erba, all’artista madre e agli organizzatori che l’hanno messa in Mostra. Un plauso, infine, anche alla cura con cui è stato concepito il finissage di questo evento, chiuso con le note musicali di Gian Nicola Belcastro e la voce poetica, assai, assai poetica, di Cinzia Antonetti.

Il tutto a dimostrazione, ennesima dimostrazione, di quanto potente è l’arte, la Cultura, in ogni sua forma.
Buona Itaca a Sahoko Takahashi, ad Asaki e a Teru Iaquinta. E cento ancora di queste Mostre!

Sponsor