Editoriale di Luca Benigni

Da settembre abita a Capena un gigante bianco che scruta il futuro. Sta in Piazza del Popolo affacciato a guardare la valle. Attende di vedere all’orizzonte sprazzi di tramonti infuocati nel cielo grigio scuro del nostro tempo. Per me è una sorta di oracolo bianco che, seppur un po’ ignorato, continua nel silenzio e nella solitudine che garantisce la piazza cinquecentesca a cercare segni di vita, segni di umanità. Una sentinella alta nove metri con una scoppola rosa e gli occhi ridotti a fessura impegnata a individuare movimenti e arrivi di nuove prospettive. La scultura è di Ervin Lorianth Hervé artista ungherese che realizza mega installazioni temporanee in tutto il mondo. L’opera è approdata a Capena grazie ad una catena composta da associazioni, la locale Salgrotta e la International art colony di Cered, istituzioni come l’Ambasciata ungherese e il Comune di Capena con un contributo economico della Wurth che ha una delle sue sedi produttive nel comune tiberino. E ora è li che cerca segnali di nuovi arrivi e ripartenze. Il gigante nel suo corpo di polistirolo e tondini di ferro come scheletro è ben saldo e non teme il passare del tempo che per lui scade alla fine di quest’anno quando è prevista la sua rimozione o per meglio dire, la sua partenza. Ad oggi ha intravisto lampi di resistenza li verso la pianura quando hanno deportato dalla sera alla mattina con un blitz e schieramento di un gran numero di militari gli immigrati ospiti del Cara di Castelnuovo. Ragazzi donne e bambini costretti a partire per destinazioni ignote la mattina di un giorno qualsiasi come fossero pacchi. Lì si è acceso il fuoco della rivolta, lì è stata stesa una corda robusta di solidarietà che ha permesso alle mamme di restare nel paese ospiti di famiglie così da permettere ai loro bambini di completare l’anno scolastico. A reggere le cime della corda i cittadini e il sindaco di Castelnuovo. Di questa storia bella si è parlato in tutta Italia. Il gigante ha visto anche che dalla rotonda di allaccio alla A1 sulla Tiberina da giorni sono scomparse le signorine belle che bivaccavano li da decenni, forse disturbate da quattro telecamere piazzate nel bel mezzo della rotonda per anni lasciata nel degrado e che invece appare ripulita. Si dice che presto diverrà dimora di piante e fiori. A gennaio il gigante ha visto con la coda dell’occhio un gruppo di orchestrali dai capelli argentati e barbe canute dare fiato agli strumenti per suonare una musichetta dedicata a S.Antonio Abate rispolverando una tradizione che si andava perdendo. Segni di vita sulla Via dei canti che brulica di storie degne di essere raccontate. 

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