E dopo l’Ucraina? Putin che farà? Sono giorni di guerra, di sgomento e di interrogativi. Di paura. Soprattutto per quell’area geografica a ridosso dell’Ucraina, Paesi Baltici in primis, che vive con apprensione ciò che sta avvenendo. Itaca per capire il senso di questi luoghi in apprensione arriva in Lettonia. E parla con Davide Scardino, italiano, siciliano d’origine, trapiantato da più di sette anni in questo fazzoletto di terra che confina a est e sud est con la Russia e la Bielorussia. Davide ha i genitori che vivono a Riano.

“Per due anni ho vissuto a Riga, la capitale – mi dice – poi ho preferito spostarmi a 40km per respirare la natura e la tranquillità della Lettonia. Insegno italiano. Qui c’è un amore smisurato per l’Italia. E con il mio lavoro trasmetto anche la nostra cultura”.

Come vivi, da occidentale, questi giorni? “Sono occidentale certo, ma il mio modo di vedere non è più quello di un occidentale. La Lettonia, con quest’ombra della Russia addosso, sia storicamente che geograficamente, risulta ancora distaccata dall’idea di Occidente conosciuta da altri paesi. Avendo studiato la storia di questo paese, anche tramite i racconti di persone che hanno vissuto sulla pelle il regime dell’ex URSS, vivo questi giorni con maggiore sensibilità rispetto a chi, per storia, ha vissuto un’altra realtà. Giudico questa guerra assurda. Fuori dal tempo. Sta distruggendo ciò che era stato fatto nel tentativo di unire e allineare tutti i paesi su comportamenti utili al benessere collettivo per il genere umano e per il nostro pianeta”.

“In Lettonia – precisa Davide – vivono lettoni, lettoni di famiglia russa e russi. I lettoni ricordano ancora bene la loro vita sotto l’Unione Sovietica, le lotte per l’indipendenza e i loro primi respiri dopo il regime. Questa guerra li fa tornare indietro di anni e nonostante la presenza Nato, solo l’ombra di una minaccia alla libertà faticosamente ottenuta, fa loro paura. Vivono con questo occhio ostile da sempre, ma questa guerra ora è una mano ossuta e avida che si avvicina… Come l’Ucraina, la Lettonia non si arrenderebbe mai, perché arrendersi significa non esistere più, perdere le proprie memorie. Una cosa che l’occidente di cui l’Italia fa parte, forse, non riesce a comprendere fino in fondo”.

“Immaginiamo – continua – per un attimo che l’Italia non esistesse più… che la nostra lingua e le nostre tradizioni venissero soffocate e schiacciate e che al loro posto ne fossero imposte di nuove, estranee alla nostra identità. Quanti sarebbero disposti ad arrendersi e quanti piuttosto a morire, soprattutto dopo aver già ottenuto la libertà con grandi sofferenze?”.

“I lettoni di famiglia russa e i russi – puntualizza Davide – nessuno di loro, vuole questa guerra. Alcuni di loro vanno in piazza contro questa guerra accanto ai loro amici lettoni, ma esiste anche una parte di loro che sognano un ritorno della ‘Madre Russia’ e che accusano la Lettonia di non averli mai accolti… guardandosi però bene dal farsi un esame di coscienza. Non vi diranno mai che vivono qui da sempre ma che non si sono mai impegnati ad imparare la lingua lettone… Non vi diranno che comunque gli è stato sempre permesso di vivere usando la loro lingua e festeggiare le loro ricorrenze (alcune anche poco rispettose per la storia della Lettonia) e che nonostante tutto criticano questo paese e onorano tutto ciò che è russo, rimanendo però qui e godendo della libertà e il benessere che l’Europa e l’occidente gli garantisce. Questa situazione non fa che aumentare i motivi di conflitto interno che, in modo più o meno tacito, lettoni e filorussi hanno covato dentro e che adesso rischiano nuovamente di emergere in maniera più violenta”.

E l’Europa come si sta comportando dal tuo punto di vista? “Italo, l’Europa sta facendo ciò che può, incastrata tra il dover evitare una guerra mondiale e il dover fermare questa pazzia, mettendo in atto sanzioni economiche che, inevitabilmente, sono un boomerang. Più che giudicare ciò che sta facendo adesso, io mi chiederei dove fosse l’Europa prima? La situazione in Ucraina è critica da anni… Vivendo qui ho avuto sempre la percezione che ci sia un’Europa ‘Vip’ e poi un’altra Europa che fa fatica a vivere e che ha grandi contraddizioni. Mi sembra un’Europa che vuole essere una catena ma si disinteressa degli anelli deboli”.

“Questa guerra – dice Davide – mi sembra l’azione di uno che non ha più nulla da perdere. Putin ha sempre avuto un’ossessione nei confronti dell’Ucraina. Ammesso che completi con successo gli obiettivi prefissati, come pensa Putin di poter mettere un governo russo a Kiev? Come pensa di proseguire il suo incarico? Quella di Putin mi pare la decisione di un presidente che vuole rimanere sui libri di storia per aver compiuto qualcosa di grande, aver recuperato una parte di impero che era andato perso, prima di scomparire per sempre. Non riesco a spiegarmelo altrimenti”.

“Ho colleghi che hanno deciso di tornare in Italia – racconta Davide – e non sanno se torneranno, perché temono che la guerra possa arrivare anche qui. Una collega aspetta un bambino che dovrebbe nascere a maggio e sta provando in tutti i modi a non pensare al peggio. Ho studenti che mi dicono ‘ci vediamo la prossima settimana… se non succede nulla’. Ho un’amica ucraina che vive qui in Lettonia ma ha familiari a Kiev con cui ci scriviamo e che mi racconta cosa sta succedendo. Ascoltare dalla voce di un’amica, il racconto di una guerra vissuta in questo preciso momento da persone molto vicine a lei, fa veramente paura. Così, l’altro giorno, mi sono ritrovato sul treno diretto a Riga, pensando a cosa farei se la guerra dovesse arrivare anche qui, all’ipotesi di dovermi arruolare anch’io dopo aver messo al sicuro la mia famiglia, ipotesi che mai avrei immaginato di dover fare e che mi ha dato la misura di quanto tragico sia il momento che viviamo”.

Ipotesi che brucia assai per quanto autenticamente reale. Ipotesi che, come Itaca, ci auguriamo rimanga tale. In attesa di una pace che, però, tarda arrivare…

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