Egregio Presidente Draghi, Le scrivo oggi per farLe presente la mia forte preoccupazione in merito alla ripresa delle attività didattiche in presenza già attuata in alcune regioni. Sono una ragazzina di sedici anni, quasi diciassette”: inizia così la lettera che Flavia Di Nocera, studentessa sedicenne al terzo anno del Liceo Classico Statale “Plinio Seniore” di Castellammare di Stabia, ha indirizzato al premier in vista della riapertura delle scuole, prevista a partire dal 26 aprile per le Regioni che si trovano in zona gialla o arancione.

“Proprio come avviene secondo i precetti delle grandi filosofie orientali – scrive la giovane Flavia – ho sperimentato che la bellezza attrae altra bellezza. La positività dei miei pensieri è stata premiata con dati incoraggianti in merito ai vaccini. Tuttavia, le notizie che ho appreso oggi hanno del tutto soffocato il mio ottimismo. La prospettiva del rientro a scuola nel mese di maggio è un provvedimento nel quale non scorgo alcun beneficio, ma solo innumerevoli svantaggi. La mia prima reazione è stata la rabbia: com’è possibile vanificare del tutto i sacrifici dell’ultimo anno soltanto per dare una prova di efficienza, quando le attuali condizioni non consentono una simile misura?”.

“Pensare di rientrare a scuola per quest’ultimo mese mi ha fatto sentire addosso con un brivido il peso di tutto il tempo trascorso in didattica a distanza, che serviva proprio a consentirci di tornare tra i banchi a tempo debito e in totale sicurezza. Sicurezza che, al momento, non c’è, è innegabile: stando ai dati forniti da Il Sole 24 Ore, la percentuale di italiani che sinora hanno ricevuto la prima dose di vaccino è pari al 16,81 per cento dell’intera popolazione; ad avere la copertura totale è invece il 7,10 per cento. Dati senz’altro incoraggianti, ma di certo non ancora sufficienti a farci abbassare la guardia, soprattutto nel campo della scuola, se si considera che nessuno di questi vaccinati è uno studente e che gli insegnanti, non avendo ancora ricevuto la seconda dose, sono vulnerabili”, scrive la 16enne nella lettera al premier.

“Tornare a scuola in presenza, anche con le nuove, soffocanti misure di sicurezza non ci garantirà l’immunità dal Coronavirus, che non potrà mai essere del tutto isolato dalle nostre aule, né dai mezzi di trasporto con i quali moltissimi studenti raggiungono quotidianamente le sedi scolastiche: non si tratta di una mia ipotesi, bensì di un fatto attestato dai principali giornali che riportano di numerosissime scuole chiuse per contagi. Rientrare in aula non ci farà nemmeno chiudere l’anno con un assaggio di libertà, che sarebbe il proposito alla base di questa riapertura. Oltre infatti a non essere del tutto sicuro, l’ambiente scolastico non sarà in grado di darci alcun conforto, se saremo costretti a viverlo nell’angoscia, con una parte della classe distante in DAD, e l’altra in aula, sfibrata dalle mascherine, dai banchi distanziati gli uni dagli altri, dall’impossibilità di socializzare”, conclude la liceale.

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