Mappare il lupo. Sono 160 gli operatori che nel Lazio nei prossimi sei mesi saranno impegnati a definire dove, come e quanti esemplari del grande predatore sono presenti nella nostra regione e nelle terre che abitiamo. Fanno parte dei 4000 formati e attivati nell’ambito del  primo Piano nazionale di monitoraggio del “canis lupus” partito ad ottobre e che si concluderà il prossimo marzo. In questi 180 giorni  il personale impegnato seguirà le tracce dei branchi fuori e dentro le aree tutelate per capirne consistenza, areale di diffusione, presenze stabili. La novità sta nel fatto che i ricercatori adotteranno uno stesso modello di accertamento in tutta Italia. Il programma prevede la perlustrazione di percorsi prestabiliti in circa 1.000 celle di dieci chilometri quadrati distribuite sull’intero territorio nazionale.

Prima volta monitoraggio con modello unico a livello nazionale

E la prima volta da quando il lupo è stato protetto (1976) che le istituzioni nazionali uniscono le forze per fotografarne distribuzione e consistenza contemporaneamente dalle Alpi alla Calabria, utilizzando disegni di campionamento e protocolli standardizzati avanzati, messi a punto dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). Il modulo è ripetibile e atto a  garantire il controllo  della popolazione italiana nel tempo. Per coordinare l’esecuzione del progetto è stato creato un gruppo di lavoro altamente specializzato, che coinvolge zoologi e genetisti, e ha attivato una collaborazione con Federparchi Europarc Italia (la Federazione Italiana dei Parchi e delle Riserve Naturali) e con il progetto LIFE WolfAlps-EU.

Conoscere la popolazione del lupo, per salvare la specie

“Il lupo è una delle specie più conosciute in Italia, ma anche una delle più elusive e difficili da studiare”, spiega il Dott. Piero Genovesi, responsabile del Servizio Coordinamento Fauna Selvatica dell’ISPRA. “Tutti i progetti finora attivati su questo carnivoro hanno avuto carattere locale e circoscritto nel tempo, per poter produrre una stima aggiornata e accurata abbiamo coinvolto tutti gli enti territoriali, partendo da Regioni e Parchi Nazionali, ed abbiamo attivato una collaborazione con i Carabinieri Forestali”. I risultati del monitoraggio dovranno costituire la base di future scelte gestionali e permettere di valutare il raggiungimento (o il grado di raggiungimento) degli obiettivi di conservazione, in primis il mantenimento, a livello nazionale, di uno status di conservazione favorevole della specie”.

Per non lasciarlo andar via

Il lupo è evasivo, nomade, opportunista, carnivoro. Ma è anche prezioso e fondamentale elemento  di equilibrio dell’ecosistema, animale totemico.   Negli ultimi 20 anni è tornato ad abitare nel Lazio, in Italia e in Europa, si tratta di sapere dove abita , si muove, vive. Per non lasciarlo andare più  via. Ancor di più da queste colline e il Soratte dove all’inizio della storia era venerato come un Dio.

Foto di Matteo Luciani

Sponsor