Il problema dei cinghiali e il loro contenimento


Il problema dell’eccessiva presenza dei cinghiali, sempre più spesso presente nelle cronache locali e non solo, in molte parti d’Italia, resta inevitabilmente uno dei temi in cima all’agenda del Parco di Bracciano e Martignano. L’emergenza Coronavirus ha reso ancor più evidente la problematica, da un lato perché le ordinanze regionali hanno imposto l’interruzione delle attività di controllo numerico ormai da quasi tre mesi, dall’altra perché il cinghiale, come molte altre specie, ha incontrato meno disturbi antropici avvicinandosi con più frequenza e con una certa disinvoltura nei centri abitati.

Negli ultimi 4 anni il Parco ha catturato (e trasferito in fondi chiusi, esterni dall’Area Protetta) 823 esemplari: l’aumento della presenza dei cinghiali osservata in questo periodo di interruzione forzata delle catture ha mostrato, se mai ce ne fosse bisogno, quanto le attività di prevenzione siano importanti, seppur non risolutive, nel contenimento della specie e dei danni da essa causati, soprattutto all’agricoltura e alla sicurezza stradale.

I danni più rilevanti rimangono infatti quelli alle colture agricole: come già condiviso con le aziende del territorio, in attesa di ultimare l’attuazione di tutte le misure previste dalla normativa Covid-19 propedeutiche alla ripresa delle catture, il Parco ha sfruttato questa pausa forzata per dotarsi di ulteriori e nuovi strumenti utili ad implementare l’attività di contenimento dei cinghiali, prevedendo al contempo un maggior coinvolgimento degli operatori delle aziende nella fase operativa di cattura secondo modalità condivise con Regione e ASL.

Un discorso a parte meritano i centri abitati: per motivi di competenza territoriale, essendo quasi tutti interamente al di fuori dei confini dell’Area Protetta, nei nuclei principali dei centri abitati dei comuni del Parco l’attività di contenimento dei cinghiali può essere realizzata esclusivamente dai Comuni stessi, eventualmente in collaborazione con Provincia o Città Metropolitana.

Il contributo del Parco in questo frangente specifico, secondo un percorso già avviato in alcuni comuni, è di “supporto esterno” e consiste nel concentrare parte dell’attività di cattura nelle zone dell’Area Protetta più vicine al confine con i centri abitati, individuando con i comuni terreni idonei all’installazione delle gabbie per la cattura: questo sarà però possibile solo dopo aver ottenuto l’autorizzazione dal proprietario del terreno.

A tal proposito l’Ente Parco e il Comune di Trevignano – dichiarano congiuntamente il Presidente del Parco Lorenzetti ed il Direttore Badaloni – hanno organizzato lo scorso lunedì 15 giugno un tavolo tecnico con sindaci e rappresentanti della comunità del Parco e tutti gli altri enti preposti per la gestione del cinghiale al fine di condividere le modalità di intervento che prevedono, oltre ad una rinnovata sinergia tra gli enti per il controllo numerico della specie, anche una campagna informativa per i cittadini al fine di incentivare l’adozione delle norme di comportamento necessarie.

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