Poter discutere a tu per tu con un autore è una cosa che ogni lettore ha sperato di poter fare almeno una volta nella vita. Se poi dello scrittore si conosce solo il cognome, al desiderio si aggiunge la naturale curiosità di volerne saperne di più. Così, nel tardo pomeriggio di un nuvoloso martedì di aprile ho fatto il numero di G. Middei e ho bussato alla sua porta virtuale per scoprire la sua identità. Ad accogliermi ho trovato Guendalina che mi ha trasportata fra le emozioni che l’hanno accompagnata nella stesura del suo primo romanzo, “Clodio”.

Senza farsi intimorire dalla mia scelta di iniziare con una domanda difficile, Guendalina mi racconta che dietro la decisione di omettere il suo nome c’è stata una scelta quasi involontaria di proteggersi e proteggere il suo romanzo. Durante la stesura ha dovuto superare due problemi complementari e opposti al tempo stesso: il dover dare vita a personaggi del sesso opposto e l’essere una donna. Da una parte gli sforzi nel calarsi nei panni dei suoi personaggi maschili, dall’altro quelli nel farsi strada nel genere del romanzo storico, estremamente maschilista.

Guendalina mi descrive tutto con un entusiasmo contagioso. Il suo scopo, mi dice, era divulgativo, “saper conciliare la realtà storica con quello che volevo fosse il mio messaggio, non solo raccontare i fatti ma anche raccontare con dovizia di particolari il percorso che volevo far fare al mio eroe”, senza però lasciare indietro il desiderio di trovare una sua voce, un suo modo di scrivere.

La storia di Clodio è una storia di corruzione, un personaggio che aveva idee giuste, buoni propositi e sani principi, che però vengono meno quando si rende conto dei sotterfugi della politica dell’epoca. Nel creare i suoi personaggi Guendalina mi racconta infatti di aver rivisto lo stereotipo della nostra classe dirigente politica, nelle personalità ma anche nelle questioni più dibattute.

L’interesse per la storia, nato all’università, è secondo solo a quello per la scrittura, che invece è una passione che coltiva sin da quando era piccola. “Memorie di Adriano” e “Augustus” i suoi libri preferiti, con una buona dose di letteratura russa e scrittori italiani più contemporanei.

La diffidenza con cui pensava si sarebbe scontrata è stata quasi il suo punto di forza. È rimasta con fermezza sulle sue posizioni, senza lasciarsi intimorire da chi le suggeriva di togliere i tanti riferimenti storici e romanzare di più.

“Un libro fatto solo di trama, senza introspezione è un libro che non ti lascia niente, non ti fa riflettere”

Così facendo ha regalato ai suoi lettori un capolavoro che dovrebbe essere nelle librerie di ognuno di noi, per rispolverare un po’ di storia romana e mettersi nei panni dei politici di un tempo. A fine chiamata la saluto, con la promessa di incontrarci e la speranza che decida di dare un seguito a “Clodio”, per trasportarci ancora una volta nell’antica Roma.

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